In arrivo al prossimo Consiglio dei ministri, infatti, è la delega che contempla il recepimento delle direttive sugli appalti, insieme alla riforma del codice dei contratti pubblici, secondo quanto stabilito dai recenti interventi, fino ai provvedimenti adottati dal Consiglio dei ministri a ruota dei bubboni scoppiati su Mose ed Expo 2015, che hanno ridistribuito le competenze dell’Avcp, smembrandola, affidando all’Anac stessa maggiori poteri di intervento.
Restano, però, alcuni dubbi per la scrittura della nuova legge, dal momento che esecutivo, parlamentari e Anac non si trovano concordi sulle modalità di realizzazione di questo restyling. In particolare, le posizioni in gioco sono quelle, da una parte, di affidare al governo una delega piena e staccata dalle normative in via di discussione, di modo che si tenga conto di eventuali osservazioni dai soggetti imprenditoriali; mentre dall’altra parte – e questa è invece la posizione preferita da Raffaele Cantone, numero uno dell’Autorità anticorruzione – si dovrà procedere senza prestare il fianco a pressioni dei soggetti destinatari della norma.
Secondo quanto è trapelato nelle ultime ore, dunque, il prossimo lunedì 21 luglio il governo darà il via al processo di scrittura della nuova legge sugli appalti, che andrà ad associarsi alla legge europea 2013-bis, ora all’esame del Parlamento. Questa, almeno, sarebbe la linea preferita dall’esecutivo, immediatamente bocciata, però, dai rappresentanti della stessa maggioranza in Parlamento, i quali preferiscono un margine di studio più ampio per le commissioni, e dunque la presentazione di un provvedimento autonomo.
Dal canto suo, Cantone ha chiesto uno stop alle deroghe concesse per i lavori nei grandi eventi, o nelle opere di prima grandezza, mettendo in risalto come il Codice dei contratti, al momento, venga rispettato solo per i lavori di modesta entità. Ennesima conferma, in tal senso, la doppia deroga adottata per gli ultimi bandi Expo sul Codice degli appalti. Insieme a queste osservazioni, poi, il numero uno dell’Anac si è raccomandato con il governo di non cedere al pressing delle imprese costruttrici. Insomma, la riforma degli appalti è alle porte, ma gli attori coinvolti sono tutt’altro che concordi sulla fisionomia che questa dovrà avere.
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