Referendum 8 e 9 Giugno: tutte le FAQ sui quesiti, quorum, orari e modalità di voto

Redazione 28/05/25

Manca poco al Referendum 8 e 9 giugno 2025. Milioni di cittadine e cittadini italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque referendum abrogativi riguardanti temi centrali della vita civile e lavorativa: il lavoro, la sicurezza nei cantieri e il diritto alla cittadinanza.

Cinque quesiti con cinque schede di colore diverso, su cui scegliere se mantenere o abrogare le norme attualmente in vigore.

Questa consultazione popolare, prevista dall’articolo 75 della Costituzione, permette agli elettori di decidere direttamente se cancellare leggi o parti di legge. È una delle forme più importanti di partecipazione democratica. Ma per essere valida, richiede la partecipazione di almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto: un quorum che non sempre viene raggiunto.

Per evitare dubbi e incertezze abbiamo realizzato una guida pratica in formato FAQ, che raccoglie le domande più frequenti sul referendum: come, dove e quando si vota, cosa significano i singoli quesiti, quali documenti servono, chi può votare e come.

Consulta qui tutte le FAQ utili per sapere tutto sul referendum di giugno 2025.

Indice

Quando si vota per il Referendum abrogativo 2025?

Le giornate dedicate al voto sono due, per consentire a un maggior numero di cittadini di partecipare alla consultazione:

  • Domenica 8 giugno 2025: i seggi saranno aperti dalle ore 7:00 alle ore 23:00. A disposizione per votare c’è l’intera giornata, fino a tarda sera.
  • Lunedì 9 giugno 2025: i seggi apriranno alle ore 7:00 e chiuderanno alle ore 15:00. Il lunedì, quindi, la possibilità di votare è limitata alla mezza giornata.

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Di cosa parlano i requisiti del Referendum?

I quesiti referendari di giugno sono cinque, e toccano principalmente due macro-aree: il mondo del lavoro e la cittadinanza italiana. Nello specifico, quattro dei quesiti riguardano modifiche introdotte o norme mantenute dal cosiddetto Jobs Act del 2015, intervenendo su temi come i licenziamenti, i contratti a termine e la sicurezza sul lavoro. Il quinto quesito, invece, si concentra sui requisiti per ottenere la cittadinanza italiana. Prima di recarsi alle urne, è cruciale informarsi bene su cosa chiedono esattamente questi quesiti e quali implicazioni potrebbe avere il voto per il “Sì” o per il “No” su ciascuno di essi.

Cosa significa votare SI o NO al Referendum di giugno?

Il Referendum abrogativo presenta sempre due opzioni: “Sì” o “No”:

  • Votare “Sì” significa esprimere la volontà di abrogare, cioè cancellare, la norma o la parte di norma indicata dal quesito referendario. Se il “Sì” prevale e il quorum viene raggiunto, quella legge o quella sua parte non sarà più in vigore.
  • Votare “No” significa, al contrario, esprimere la volontà di mantenere la norma o la parte di norma così com’è, lasciandola in vigore. Se il “No” prevale e il quorum viene raggiunto, la legge resterà invariata.

Al Referendum di Giugno 2025 c’è un Quorum da raggiungere. Cosa significa?

Il quorum è una condizione necessaria affinché il risultato di un referendum abrogativo sia considerato valido. Secondo la Costituzione italiana, per la validità di un referendum abrogativo è necessario che alle urne si rechi almeno la maggioranza degli aventi diritto al voto, ovvero il 50% più uno degli elettori. Se il quorum non viene raggiunto, il referendum non è valido, e la legge o la norma in questione rimarrà in vigore, indipendentemente dal numero di “Sì” o “No” espressi. Questo significa che anche l’astensione dal voto può influenzare l’esito del referendum.

Chi può votare al Referendum dell’8 e 9 giugno?

Hanno diritto di votare tutti i cittadini e le cittadine italiani che abbiano compiuto la maggiore età (18 anni) entro il giorno delle elezioni e che siano iscritti nelle liste elettorali del proprio Comune di residenza. Il diritto di voto è personale ed eguale. È sempre consigliabile verificare la propria posizione elettorale in anticipo, rivolgendosi all’Ufficio Elettorale del proprio Comune, specialmente in caso di recenti cambi di residenza.

Chi non può votare al Referendum dell’8 e 9 giugno?

Non possono votare coloro che sono dichiarati interdetti per infermità di mente, oppure coloro che sono temporaneamente privati del diritto di voto per effetto di sentenza penale irrevocabile. Anche chi non ha raggiunto i 18 anni non può recarsi alle urne. In generale, le cause di esclusione dal diritto di voto sono stabilite dalla legge e sono limitate a situazioni specifiche che impediscono l’esercizio consapevole e responsabile del diritto.

Quali documenti devo portare al seggio per votare?

Per poter esprimere il voto al seggio, è necessario presentare due documenti:

  • La tessera elettorale valida e con spazi disponibili per la timbratura. Se la tessera è esaurita negli spazi o è stata smarrita, è possibile richiederne una nuova all’ufficio elettorale del Comune di iscrizione, prima del giorno del voto.
  • Un documento di riconoscimento in corso di validità. Sono accettati la carta d’identità, la patente di guida, il passaporto, o altri documenti rilasciati da pubbliche amministrazioni, purché provvisti di fotografia e firma. È importante che il documento sia riconoscibile e non scaduto.

Cosa succede se la mia tessera elettorale è smarrita o ha esaurito gli spazi?

In caso di smarrimento, furto o esaurimento degli spazi della tessera elettorale, potete richiedere un duplicato o una nuova tessera all’Ufficio Elettorale del vostro Comune di residenza. Si consiglia vivamente di farlo con un certo anticipo rispetto alle date del voto per evitare lunghe code. Gli Uffici Elettorali sono solitamente aperti anche nei giorni immediatamente precedenti e durante le ore di votazione per il rilascio delle tessere, ma è sempre preferibile organizzarsi per tempo.

Come si vota al Referendum dell’8 e 9 giugno?

Una volta giunti al seggio e verificati i documenti, verranno consegnate al cittadino/a le cinque schede di voto, ognuna di un colore diverso per identificare i diversi quesiti, e una matita copiativa. Su ogni scheda troverete il quesito referendario e le due opzioni “Sì” e “No”. Per votare si deve tracciare una croce (X) in corrispondenza del “Sì” se si vuole abrogare la norma, oppure in corrispondenza del “No” se la si vuole mantenere in vigore. Concluso il voto occorre piegare le schede, in modo che nulla sia visibile, e poi inserirle nelle rispettive urne.

Di che colore sono le 5 schede di voto?

Le schede referendarie di giugno sono di colore diverso per facilitare l’identificazione di ogni quesito:

  • Scheda verde chiaro: Quesito n. 1 – “Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione”.
  • Scheda arancione: Quesito n. 2 – “Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale”.
  • Scheda grigia: Quesito n. 3 – “Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”.
  • Scheda rosso rubino: Quesito n. 4 – “Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione”.
  • Scheda gialla: Quesito n. 5 – “Cittadinanza italiana – Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”.

Cosa viene chiesto nel Quesito 1 sulla scheda verde?

Il primo quesito del Referendum di giugno, sulla scheda verde, riguarda la disciplina dei licenziamenti illegittimi introdotta dal Jobs Act nel 2015. Attualmente, per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 con contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti, in caso di licenziamento illegittimo è previsto quasi esclusivamente un indennizzo economico, calcolato in base all’anzianità di servizio, e il reintegro nel posto di lavoro è un’eccezione (salvo licenziamenti discriminatori o nulli).

Votando “Sì” si intende abrogare questa norma, ripristinando una possibilità più ampia di reintegro nel posto di lavoro, avvicinandosi allo spirito dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, seppur con le modifiche subite nel tempo. Votando “No” si mantiene l’attuale disciplina del Jobs Act, con il prevalere dell’indennizzo economico sul reintegro.

Di cosa parla il Quesito 2 sulla scheda arancione?

Il secondo quesito, sulla scheda arancione, si concentra sui licenziamenti nelle piccole imprese (fino a 15 dipendenti). La normativa attuale, che risale a una legge del 1966 e mantenuta dal Jobs Act, prevede un tetto massimo all’indennità risarcitoria in caso di licenziamento ingiusto: l’importo massimo che un lavoratore può ottenere è di sei mensilità. Questo limite, secondo i promotori, renderebbe poco incisiva la sanzione per l’impresa in caso di licenziamento infondato.

Votando “Sì” si vuole cancellare questo tetto, lasciando al giudice la libertà di determinare l’importo del risarcimento in base al danno subito dal lavoratore, senza limiti massimi predefiniti. Votando “No” si mantiene l’attuale limite di sei mensilità per l’indennità risarcitoria.

Di cosa parla il Quesito 3 sulla scheda grigia?

Il terzo quesito del Referendum, sulla scheda grigia, mira a intervenire sull’uso dei contratti a tempo determinato. La legge attuale consente alle aziende di stipulare contratti a termine per i primi 12 mesi senza dover indicare una “causale”, cioè una motivazione specifica per l’assunzione a tempo determinato anziché indeterminato. L’obbligo di causale scatta solo per durate superiori ai 12 mesi o per i rinnovi.

Votando “Sì” si propone di abrogare questa norma, rendendo obbligatoria la motivazione (la “causale”) fin dall’inizio per qualsiasi contratto a tempo determinato, indipendentemente dalla durata. L’obiettivo è ridurre il precariato e incentivare i contratti a tempo indeterminato. Votando “No” si mantiene la normativa attuale che permette contratti a termine senza causale per i primi 12 mesi.

Cosa viene chiesto nel Quesito 4 sulla scheda rossa?

Il quarto quesito, sulla scheda rosso rubino, affronta il tema della sicurezza sul lavoro, con un focus sulla responsabilità in caso di infortuni nei contratti d’appalto. Attualmente, l’articolo 26, comma 4, del D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza) prevede che il committente (l’azienda che affida i lavori) sia responsabile insieme all’appaltatore (l’azienda che esegue i lavori) in caso di infortunio. Tuttavia, la norma esclude questa responsabilità solidale quando il danno è conseguenza di “rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”. Questo ha spesso portato a una limitazione delle responsabilità.

Votando “Sì” si intende abrogare questa esclusione, estendendo la responsabilità solidale del committente anche agli infortuni legati a questi “rischi specifici”, al fine di garantire maggiore tutela ai lavoratori e incentivare la prevenzione. Votando “No” si mantiene l’attuale esclusione della responsabilità del committente per i danni derivanti da rischi specifici dell’appaltatore.

Cosa viene chiesto nel Quesito 5 sulla scheda gialla?

Il quinto e ultimo quesito, sulla scheda gialla, esce dall’ambito lavorativo per toccare i requisiti per l’ottenimento della cittadinanza italiana. La legge attuale (Legge n. 91/1992) stabilisce che uno straniero maggiorenne extracomunitario debba risiedere legalmente e ininterrottamente in Italia per almeno 10 anni prima di poter richiedere la cittadinanza per naturalizzazione.

Votando “Sì” si propone di abrogare questa parte della norma, dimezzando il periodo di residenza richiesto da 10 a 5 anni, come era previsto dalla legge del 1865 fino alla riforma del 1992. Questo faciliterebbe il percorso per molti stranieri che vivono, studiano e lavorano in Italia da tempo. Votando “No” si mantiene il requisito dei 10 anni di residenza continuativa per la richiesta di cittadinanza. È importante sottolineare che questo quesito non modifica gli altri requisiti per la cittadinanza (come la conoscenza della lingua, il reddito, l’incensuratezza penale, etc.), che rimarrebbero in vigore.

>> Ecco in dettaglio i 5 quesiti spiegati in modo semplice

Posso votare solo per alcuni Quesiti?

Sì, assolutamente. Si hanno a disposizione cinque schede, una per ogni quesito. Ognuno è libero di esprimere il vostro voto su tutti e cinque i quesiti, oppure di votare solo su alcuni di essi, lasciando in bianco le schede dei quesiti su cui non desiderate esprimervi. Il vostro voto sarà conteggiato solo per i quesiti su cui avrete espresso una scelta valida (Sì o No).

Questo significa che, non votare su uno o più quesiti del Referendum significa non contribuire al raggiungimento del quorum richiesto per quel quesito.

Cosa succede se sbaglio a votare su una scheda o la rovino?

Se, per errore, segnate più di una casella sulla stessa scheda (ad esempio, sia “Sì” che “No”) o se la scheda è irrimediabilmente rovinata, il vostro voto per quel quesito sarà considerato nullo.

I fac-simile delle schede sono già disponibili? Dove posso trovarli?

Sì, il Viminale ha già reso pubblici i fac-simile delle 5 schede di voto per il Referendum dell’8 e 9 giugno. Questi documenti sono preziosi per familiarizzare con l’aspetto delle schede e con la formulazione esatta dei quesiti prima di recarsi al seggio. Potete trovarli sul sito del Ministero dell’Interno, sul sito di LeggiOggi.it e spesso anche sui siti dei Comuni. Consigliamo vivamente di visionarli per avere un’idea chiara di cosa vi troverete di fronte al momento del voto. (LeggiOggi li ha pubblicati qui).

Cosa succede se un quesito non raggiunge il quorum?

E’ importante sapere che il quorum è legato a ciascun quesito referendario. Ognuno dei 5 quesiti prevede i raggiungimento del quorum del 50%+1.
Se al Referendum di giugno uno o più quesiti non raggiungono il quorum (ovvero il 50% più uno degli aventi diritto al voto non si reca alle urne), la consultazione riferita a quei quesiti specifici non è valida. Di conseguenza, la legge o la parte di legge oggetto del quesito non viene abrogata e rimane in vigore così com’è.

Quali sono le conseguenze pratiche di un eventuale “Sì” sul quesito 1 (Contratto a tutele crescenti)?

Se vincesse il “Sì” sul quesito 1, si tornerebbe a una disciplina dei licenziamenti illegittimi che prevederebbe una possibilità più ampia di reintegro nel posto di lavoro, anche per i lavoratori assunti dopo il 2015. Questo significa che, in caso di licenziamento riconosciuto come illegittimo dal giudice, il lavoratore potrebbe avere maggiori probabilità di essere riassunto nella stessa azienda, piuttosto che ricevere solo un indennizzo economico. L’obiettivo dei promotori è rafforzare le tutele per i lavoratori e disincentivare i licenziamenti privi di giusta causa.

Quali sarebbero gli effetti del Sì sul quesito 2 (Piccole imprese: licenziamenti e indennità)?

Se il “Sì” dovesse prevalere sul quesito 2, verrebbe eliminato il tetto massimo di 6 mensilità per l’indennità risarcitoria in caso di licenziamento ingiusto nelle piccole imprese. Questo permetterebbe ai giudici di valutare caso per caso il risarcimento dovuto al lavoratore, potendo stabilire importi superiori a 6 mensilità, proporzionati al danno subito. L’intento è dare maggiori tutele ai dipendenti delle piccole imprese, che sono una parte significativa della forza lavoro italiana.

Cosa comporterebbe un Sì al quesito 3 (Lavoro subordinato, durata massima, proroghe e rinnovi)?

Il voto “Sì” al quesito 3 porterebbe all’obbligo di indicare una causale specifica fin dall’inizio per qualsiasi contratto a tempo determinato, eliminando la possibilità di stipulare contratti senza motivazione per i primi 12 mesi. Questo implicherebbe che i datori di lavoro dovrebbero sempre giustificare la necessità di ricorrere a un contratto a termine, ad esempio per esigenze temporanee o sostitutive. L’obiettivo è contrastare il precariato e promuovere la stabilità occupazionale, rendendo il contratto a tempo indeterminato la forma contrattuale privilegiata.

Che impatto avrebbe il Sì sul quesito 4 (Responsabilità per infortuni sul lavoro)?

Se il “Sì” vincesse sul quesito 4, il committente (l’azienda che commissiona i lavori) diventerebbe corresponsabile per gli infortuni sul lavoro occorsi anche per “rischi specifici” dell’impresa appaltatrice. Questo significa che in caso di incidente, il lavoratore infortunato potrebbe rivolgersi sia all’appaltatore che al committente per il risarcimento dei danni. L’intenzione è quella di rafforzare la sicurezza sul lavoro e prevenire situazioni in cui le aziende appaltatrici meno solide finanziariamente possano sfuggire alle proprie responsabilità, garantendo una maggiore tutela per i lavoratori.

Quali cambiamenti porterebbe un Sì al quesito 5 sulla Cittadinanza italiana?

Un esito positivo del “Sì” sul quesito 5 del Referendum ridurrebbe da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale e continuativa richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per poter richiedere la cittadinanza italiana per naturalizzazione. Questa modifica mira a semplificare e accelerare il processo di integrazione per quelle persone che vivono stabilmente in Italia da anni, riconoscendo il loro contributo alla società italiana. È importante ribadire che tutti gli altri requisiti (conoscenza della lingua, assenza di precedenti penali, reddito, ecc.) rimarrebbero invariati.

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