Fuori da Montecitorio, fin da prima mattina, si sono radunati capannelli di manifestanti contro la scelta di proporre Franco Marini Capo dello Stato, sorprendendo la maggioranza della base del partito.
Non appena la notizia è uscita, ieri in serata, infatti sui social network e nei circoli del Partito democratico ha iniziato a serpeggiare una rabbia crescente, contro l’opzione di andare per un’ampia convergenza con le direzioni di Pdl e Scelta civica, favorevoli al nome dell’ex sindacalista e presidente del Senato.
Così, durante la votazione, l’insofferenza degli elettori Pd è salita alle stelle, tra mobilitazione online e attivismo nelle piazze a favore della candidatura di Stefano Rodotà.
Così, di fronte alle telecamere non si sono risparmiati atti dimostrativi di significato forte, compresa la messa a fuoco delle tessere di partito di alcuni iscritti in dissidio con la formazione di Bersani.
Sarebbero state due, in complesso, le tessere date alle fiamme, anche se poi è emerso che una delle due era scaduta, quindi forse appartenente a un militante già pentito in passato.
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