Professione commercialista: come cambia con il digitale

Redazione 01/10/15
Lo scorso mese di luglio, la Fondazione nazionale dei Commercialisti ha redatto e promosso un questionario per rappresentare lo scenario evolutivo che toccherà la professione. Ieri, 30 settembre 2015, la Fondazione ha reso disponibili i primi risultati dell’indagine, che ha coinvolto all’incirca 2.500 iscritti.

Tra le più rilevanti indicazioni emerge come la progressiva globalizzazione dei mercati, sotto l’ulteriore spinta dei cambiamenti provenienti dal settore digitale, sta significativamente modificando il tradizionale assetto economico instaurato tra commercialisti ed imprese.

Le PMI saranno così portate ad automatizzare gradualmente ogni fase del processo amministrativo, rendendo i dati più facilmente accessibili. Secondo l’indagine realizzata dai professionisti, tuttavia, la più elevata tracciabilità dell’intero pacchetto-dati amministrativo dovrebbe avere ripercussioni positive sulle PMI, sia sotto il profilo del supporto alle decisioni che sotto quello della maggiore consapevolezza della propria clientela.

L’analisi rileva come elemento di criticità, così come evidenziato da una fetta considerevole degli iscritti, quello che riguarda gli effetti della digitalizzazione sui processi contabili e fiscali che anticipa un’estensione del fisco telematico sempre più forte, con una correlata perdita di valore delle attività di base e un conseguente aggravio in termini di investimenti tecnologici.

Secondo altri, invece, la rivoluzione digitale continuerà ad aprire nuove prospettive per la professione. Dai recenti studi internazionali sulla globalizzazione economica, infatti, si nota come l’impresa privata e, in particolare, la piccola e media impresa impegnata nelle filiere dell’internazionalizzazione, si stia sempre più trasformando in epicentro del sistema economico, in termini di sviluppo e creazione del lavoro.

In merito poi alla gestione del rapporto con i finanziatori, l’analisi dei questionari segnala la consapevolezza da parte dei consulenti sulla necessità di avere margini più ampi per una crescita concreta delle attività di consulenza. Il commercialista sembrerebbe, dunque, volersi porre come il principale gestore dei dati della PMI, capace di limitare i costi di acquisizione e gestione dei dati da parte degli intermediari finanziari, e così facilitare l’incontro tra imprese e settore creditizio.

 

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