Le famiglie dei pensionati hanno un rischio povertà minore
Innanzitutto, si è assodato che avere un pensionato in famiglia migliora la qualità di vita: infatti, non di rado alcuni nuclei familiari sono supportati nella gestione delle spese dagli assegni pensionistici di genitori o parenti, talvolta anche d’invalidità. Il rischio povertà per queste famiglie è infatti minore di quello stimato per le quelle prive di pensionati al loro interno ( 16,5% contro il 22,5%).
Certamente è anche vero il contrario, ovvero che i nuclei familiari in cui sono presenti uno o più adulti disoccupati, mantenute grazie al reddito del pensionato o della pensionata causano agli stessi una bassa qualità della vita.
Come approfondimento, ti consigliamo lo speciale: LEGGE DI STABILITA’ 2017
L’aumento del reddito medio; poi la Legge di Stabilità
Il reddito medio dei pensionati nel 2015 era aumentato di 283 euro: gli stessi avevano quindi un reddito annuale che si assestava intorno ai 17.323 euro. Tuttavia, il trattamento pensionistico introdotto dalla Legge di Stabilità 2017 ha diminuito nuovamente l’ammontare dell’assegno, di ben 818 euro (da 16.015 mila euro a 15.197).
Potrebbe interessarti anche: Pensioni e Legge di Stabilità 2017, chi sono i nuovi beneficiari
Il grado di istruzione è valorizzato
Il titolo di studi continua a determinare in maniera significativa un trattamento economico migliore: i pensionati che si sono laureati, infatti, percepiscono un assegno di crica 2.660 euro mensili, proprio il doppio rispetto a coloro che invece non possiedono alcun titolo di studio.
Meno pensionati, più lavoratori in età avanzata
È diminuito poi, nel corso degli anni 2014-2015 il numero totale di unità di pensionati: ci almeno 80 mila pensionati in meno rispetto a prima. Questo in quanto il numero delle persone scomparse è superiore a quelle in età pensionabile. Su questo forse ha inciso anche l’innalzamento dell’età a partire dalla quale i cittadini italiani possono conseguire l’assegno pensionistico e cessare la propria attività lavorativa. Comprensibilmente, è diminuito del 12% anche il numero di pensioni di guerra, mentre sono in aumento quelle sociale e quelle d’invalidità civile. Infatti, solo il 59% del totale delle pensioni erogate al Nord e il 40,3% al Sud sono pensioni di vecchiaia.
Per approfondire, visita lo speciale: RIFORMA PENSIONI
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento