Questo, il quadro emerso dal confronto che si è tenuto ieri presso il Ministero del Lavoro in merito alle misure da inserire nella nuova manovra di Stabilità. Per un intervento invece più generalizzato, coincidente con una flessibilità in uscita vera e propria, si dovrà presumibilmente attendere un apposito disegno di legge contenente anche la flessibilità contributiva e le altre proposte contenute nel piano avanzato da Tito Boeri sulle ricongiunzioni onerose.
Tra la giornata odierna e quella di domani, dunque, le proposte passeranno al tavolo di un vertice politico che dovrebbe svolgersi tra il premier, Matteo Renzi, e i ministri dell’Economia e del Lavoro, Padoan e Poletti. Bocciato già ieri invece il prestito pensionistico per vie delle eccessive difficoltà applicative che avrebbe comportato.
Si fa sempre più largo dunque l’ipotesi dell’uscita per le donne a 62-63 anni con un requisito contributivo compreso tra i 30 e i 35 anni di contributi. Nonostante il sistema di decurtazione non sia affatto chiaro, il taglio dell’assegno connesso all’età dell’uscita sembra destinato a rimanere.
Anche per i disoccupati il meccanismo sarebbe simile: un anticipo di 3 anni rispetto ai requisiti per la vecchiaia, dunque 63 anni che, però, potrebbero raggiungere quota 63 anni e 7 mesi valutando anche la speranza di vita. Una prospettiva che sembrerebbe idonea ad inglobare quindi le proposte di legge sulla settima salvaguardia, attualmente all’esame della Commissione Lavoro della Camera.
In merito all’Opzione donna è attesa invece, si spera entro il mese di ottobre , la sentenza del Tar per la class action presentata dal Comitato pro-opzione che dovrebbe chiarire quale sarà il futuro delle istanze presentate per il 2015. Successivamente, si dovrà poi verificare come poter prorogare l’opzione anche per il futuro.
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