Mediazione, tempi più stretti per restare in vigore. Le ultime novità

Redazione 27/11/12
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Quella di oggi potrebbe essere la giornata decisiva per il destino della mediazione come condizione di procedibilità. Al Senato, infatti, è in programma la votazione sul decreto sviluppo-bis, che vede coinvolto anche l’emendamento salva-conciliazione.

Prima bocciato, poi reinserito in extremis e, infine, riscritto per superare le forche dei tanti oppositori, dentro e fuori dal Parlamento: la mediazione potrebbe sfangarla solo dopo un profondo restyling che si sta mettendo a punto in queste ore e che inciderà su durata e dispendio del tentativo di riavvicinamento.

Intanto, va chiarito che tutto il lavoro delle Commissioni si sta svolgendo ancora all’oscurità delle motivazioni che hanno portato la Corte costituzionale, ormai settimane fa, a dichiarare incostituzionale la mediaconciliazione. Una sentenza che ha quasi annullato l’operatività dell’istituto, visto che tutti gli interessati con procedimenti in svolgimento sono stati avvisati della sopraggiunta illegittimità incostituzionale.

Sebbene ancora manchi questo tassello fondamentale nel puzzle della mediazione, il Senato sta attivamente operando per cercare di mantenere l’obbligatorietà della pratica, pur con un forte vento avverso che spira dal mondo forense.

Ecco, dunque, che in seguito al rifiuto alla prima stesura dell’emendamento-salvagente, forse si sta trovando un punto d’incontro tra chi vede la pratica di conciliazione tra le parti una zavorra che appesantisce il procedimento, e chi invece vi scorge una possibilità di riduzione delle cause che, invece, finiranno per rivolgersi al giudice.

Le ultime limature realizzate al Senato sono un chiaro tentativo di vincere le resistenze e ridefinire, insieme, il profilo della mediazione obbligatoria, in attesa delle motivazioni della Consulta: a questo proposito sono state accolte non poche proposte arrivate dal recente Congresso nazionale degli avvocati a Bari.

In primis, sono state ridotte le materie che prevedevano la mediazione civile come condizione di procedibilità. In particolare, vengono scartate dal computo quelle più spinose, al pari della diffamazione mezzo stampa, le dispute famigliari e quelle ereditarie.

Quindi, si è agito con il cesello anche sui tempi: tanto sul protrarsi della mediazione, dimezzata a 60 giorni dai 120 precedenti, e anticipata, per il primo colloquio, al massimo di un mese di attesa, rispetto ai 4 inizialmente previsti. Inoltre, il periodo di prova entro cui l’istituto resterebbe vincolante sarebbe portato al 2015 e non più al 2017 come preventivato in prima battuta.

In questo modo, se le parti riescono ad accordarsi nell’incontro preliminare, anche la parcella del mediatore sarà meno salata, nell’arco tra gli 80 e i 500 euro a seconda del valore nella vertenza.

Queste modifiche, nell’ottica della Commissione, dovrebbero indurre sia gli studi di mediazione a schierare le loro migliori risorse, sia, per i singoli conciliatori a investire più tempo e concentrazione nei casi con più alte possibilità di esito positivo.

Lo scopo ultimo delle modifiche all’istituto della mediazione obbligatoria dovrebbe essere proprio quello di incrementare la percentuale di mediazioni che vanno a buon fine, pur con il vincolo di garantire assistenza legale nel momento in cui il mediatore squaderna la possibile soluzione conciliativa.

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