Per approfondire, visita la nostra sezione dedicata ai Voucher lavoro.
Lavoro stagionale 2017, oltre il 50% è in nero
I dati diffusi dalla Cgil in questi giorni sono allarmanti: nell’estate del 2017, secondo le statistiche oltre un lavoratore su due (il 55%) sarà in nero, senza contratto o comunque senza una registrazione regolare. Numeri ancora più preoccupanti rispetto all’anno scorso (che faceva registrare “solo” il 47% di irregolarità), con picchi in alcune regioni meridionali, che offro ovviamente moltissimo lavoro nel settore turistico, che arrivano al 70%.
A rendere particolarmente negativa la situazione per il 2017, come sottolinea la stessa Cgil, è l’abolizione dei voucher per il lavoro occasionale, e soprattutto la loro mancata sostituzione con una forma di contratto che regolarizzi al meglio l’impiego degli stagionali. La conseguenza, prevedibile, è che in assenza di una misura specifica proliferi il nero.
I nuovi voucher per il lavoro occasionale non bastano
Del tutto inadeguata appare, in particolare, la nuova disciplina sui voucher in discussione in Parlamento. Se è vero che i buoni lavoro recentemente aboliti avevano finito con l’avvantaggiare le irregolarità accomunando lavoratori in ogni tipo di settore e risultando validi sia per le famiglie che per le imprese, è altrettanto evidente che i nuovi contratti di prestazione occasionale ereditano molti dei problemi già noti.
Il nuovo lavoro occasionale, la cui normativa è stata inserita nella Manovrina 2017 attualmente in Senato, si basa essenzialmente su tetti di utilizzo (ammontare massimo di ore e di retribuzione annui) variabili e “passibili di allargamento e innalzamento”. Un istituto che, ancora secondo la Cgil, ricorda molto i vecchi voucher e non definisce in maniera univoca cosa è occasionale e cosa no. Il rischio, fin troppo concreto, è che tra confusione legislativa e nero sempre più diffuso, il lavoro occasionale andrà a sovrapporsi e sostituire quasi totalmente il lavoro stagionale.
Come funziona oggi il lavoro stagionale?
La situazione è complessa, e certo non aiuta il fatto che anche oggi il lavoro stagionale non sia facile da definire. Generalmente, si considera stagionale il lavoro svolto per contratto solo in determinati periodi dell’anno e senza il carattere della continuità. Inoltre, l’azienda che propone lavoro di questo tipo deve presentare un periodo di inattività di almeno 70 giorni continuativi, o in alternativa di 120 giorni complessivi all’anno.
Questo, appunto, in teoria. Nella pratica il contratto di lavoro stagionale, che rientra tra i contratti di lavoro a tempo determinato, permette all’azienda di usufruire delle prestazioni del lavoratore per periodi anche ben più lunghi della singola stagione estiva. In alcuni casi non è neanche necessario rispettare il limite generale dei 36 mesi complessivi.
I problemi, insomma, sono tanti, e sembra che la nuova disciplina dei voucher non possa risolverli. Eppure, come segnalato dalla Cgil e da tanti lavoratori sfruttati, un cambiamento radicale è sempre più urgente.
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