La nostra Costituzione, in realtà, sancisce fermamente come il voto espresso nei referendum, così quello dato nei seggi elettorali, risulta investito di categorica imperatività, essendo a tutti gli effetti oltre che valido rigorosamente utile. Pietro Spataro, attuale vicedirettore dell’Unità, al riguardo ha preferito sostituire da subito l’espressione “voto utile” con il neologismo “voto intelligente” per ribadire come “ogni voto, espresso liberamente, è di per sé utile”.
Ad oggi sono soprattutto le fila del Pd a schierarsi a favore dell’espressione “utile” del voto, con specifico riguardo allo slittamento dei consensi da Gabriele Albertini a Umberto Ambrosoli nella corsa per la presidenza della Regione Lombardia.
Ad aprire il caso sul voto disgiunto pro-Ambrosoli è stato un tweet fatto dalla capolista di “Scelta civica” alla Camera nella circoscrizione 1, Ilaria Borletti Buitoni, la quale aveva ribattezzato come “ipotesi utile” appunto il voto disgiunto a favore dell’avvocato.
L’endorsement di Borletti Buitoni per Ambrosoli è stato seguito a ruota da altri esponenti montiani, tra i quali Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento, che aveva avanzato la proposta di esprimere voto favorevole al partito “Scelta civica” nelle votazioni politiche, e viceversa di votare per il candidato del centro-sinistra in quelle regionali.
La questione pare ora allargarsi ai suffragi potenziali per la lista di Antonio Ingroia, strappati all’alleanza di centro-sinistra (specificatamente a Sel) e, di conseguenza, utili al centro-destra. Savino Pezzotta, sindacalista, deputato in carica passato, dopo la militanza nell’Udc, al gruppo misto, ha manifestato parere sfavorevole verso scelte politiche vecchie e sorpassate, sostenendo l’elezione di Ambrosoli quale unica novità degna di rilievo.
E’ andato ben oltre, invece, Basilio Rizzo, decano esponente milanese della cosiddetta sinistra extraparlamentare, ad oggi presidente del consiglio comunale di Milano, sentenziando la necessità di votare Bersani al fine di riuscire a sorpassare la quota destrorsa in Senato.
Dal fronte democratico anche Dario Franceschini, capogruppo uscente a Montecitorio e primo in lista nella nostra regione per la Camera, ha lanciato un appello al voto utile: “bisogna vincere, e dare già per vinta una partita è molto pericoloso, ci è già capitato altre volte. Non sprecate il voto, usatelo per far vincere: in quattro-cinque regioni chiave siamo appaiati –Lombardia, Veneto e Sicilia col centrodestra in vantaggio, Campania e Puglia col centrosinistra–, e siccome la sfida è tra noi e la destra, se si toglie un voto da questa parte, anche con le migliori intenzioni, vincono loro”.
Il richiamo al voto utile avanzato da molti degli esponenti del Pd sembra primariamente indirizzato verso i due elettorati rispettivamente del Movimento 5 stelle e di Rivoluzione civile. Ai democratici disillusi e all’estrema sinistra, Franceschini ha ricordato che le preferenze raccolte da Grillo o Ingroia, anche solo sottraendo il 3% al centrosinistra, potrebbero avvantaggiare in alcune regioni, se non portare a vittoria, la destra.
L’ala moderata, capeggiata da Mario Monti, è stata quindi invitata a più riprese da alcuni rappresentanti di sinistra ad appoggiare Ambrosoli, pur a fronte del “no” secco del Professore. Sul tema “Ambrosoli” , come d’ovvio, non mancano i dissenzienti, anche se la posizione del settore cattolico che sostiene Monti sembra, per ora, propendere maggiormente verso l’orientamento di centro-sinistra. Tra gli ipotetici portabandiera montiani dello schieramento di sinistra, oggi si contano, oltre il citato Lorenzo Dellai, Andrea Olivero e Nando Dalla Chiesa: tutti unanimi nel supportare il voto ad Ambrosoli.
Adesso sembra il turno dei sostenitori di centro-destra, i quali fino ad ora sono rimasti piuttosto estranei al dibattito sul voto utile. Molto probabilmente nei giorni a venire anche le schiere di Pdl e Lega si mostreranno più attive nella battaglia contro il duo Giannino-Grillo, entrambe plausibili titolari di voti da parte degli elettori berlusconiani delusi o dei leghisti sfiduciati, giocando così a sfavore di una presumibile “utilità” verso il centro-sinistra.
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