Jobs Act autonomi: la riforma è legge, ecco cosa cambia

Il Jobs Act degli autonomi è legge: arrivano maggiori tutele per professionisti e collaboratori e una nuova disciplina per lo smart working.

Redazione 10/05/17
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Il Jobs Act degli autonomi è stato finalmente approvato oggi al Senato, dopo oltre un anno dal varo in Consiglio dei Ministri: il provvedimento è ora legge. Il provvedimento disciplina il lavoro di professionisti e collaboratori e introduce nuove tutele e agevolazioni. Viene inoltre regolamentata per la prima volta la disciplina del lavoro agile, o “smart working“.

La riforma riguarda oltre 2 milioni di lavoratori e introduce novità importantissime sul pagamento delle prestazioni, la parità di trattamento rispetto ai lavoratori dipendenti e la deducibilità delle spese di formazione. Vediamo allora nel dettaglio cosa cambierà.

 

Per approfondire, visita la nostra sezione dedicata al Jobs Act.

 

I nuovi congedi parentali e le tutele in caso di malattia

Una delle novità più importanti per i professionisti iscritti alla Gestione separata Inps riguarda i congedi parentali: grazie al nuovo Jobs Act autonomi, il periodo coperto sale da 3 a 6 mesi da fruire entro i primi 3 anni di vita del bambino. Durante la maternità, inoltre, non scatterà l’astensione obbligatoria e si avrà la possibilità di ricevere l’indennità anche continuando a lavorare.

Ma non solo: i lavoratori autonomi che prestano attività in via continuativa per un particolare committente possono conservare il loro rapporto di lavoro per un periodo lungo fino a 150 giorni per anno solare in caso di gravidanza, malattia o infortunio.

Sul fronte delle amministrazioni pubbliche, la nuova legge sugli autonomi impone alle stazioni appaltanti di promuovere la partecipazione dei professionisti sia agli appalti pubblici che ai bandi per l’assegnazione di incarichi di consulenza.

La deducibilità delle spese e le nuove tutele sui pagamenti

Attesissime anche le novità in materia di deducibilità delle spese e garanzie contro i mancati pagamenti.

Per quanto riguarda il primo punto, i professionisti potranno ora dedurre integralmente, entro il limite annuo di 10mila euro, le spese di formazione sostenute per la partecipazione a master, corsi e convegni. La riforma prevede inoltre che si possano dedurre anche i costi dei servizi personalizzati di certificazione delle competenze e di sostegno all’auto-imprenditorialità erogati dai Centri per l’impiego, ma solo entro il limite di 5.000 euro.

Le nuove tutele sui pagamenti rendono illegali tutti i contratti che prevedono pagamenti con ritardi di più di 60 giorni dalla consegna della fattura. Inoltre, sarà possibile scaricare in dichiarazione dei redditi gli oneri sostenuti per la garanzia contro i mancati pagamenti.

Collaboratori: la Dis-Coll diventa permanente

Ottime notizie anche per i lavoratori con contratti di collaborazione coordinata e continuativa: l’indennità di disoccupazione Dis-Coll è stato finalmente resa strutturale e permanente. I collaboratori dovranno però essere iscritti alla Gestione separata dell’Inps e risultare privi di partita Iva. La Dis-Coll, tuttavia, è estesa anche agli assegnisti e ai dottorandi di ricerca con borsa di studio.

La nuova disciplina dello smart working

Con il nuovo Jobs Act autonomi cambia inoltre completamente la disciplina dello smart working, il rapporto di lavoro subordinato flessibile. Viene intanto definito, per la prima volta in Italia, che cosa sia lo smart working: il testo specifica che si tratta di una prestazione che avviene in parte all’interno e in parte all’esterno dell’azienda, senza una postazione fissa e in modalità “agile”.

Cosa più importante, vengono introdotte specifiche tutele per i lavoratori che si trovano in questo tipo di situazione. L’accordo con il quale il dipendente passa alla modalità di lavoro flessibile va stipulato e registrato per iscritto, mentre il lavoratore “smart” ha diritto a uno stipendio non inferiore ai colleghi che svolgono mansioni simili in modalità tradizionale.

 

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