Il finto problema delle truffe assicurative

Massimo Quezel 24/05/22
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Torniamo a parlare del problema delle frodi assicurative. Anzi dell’inconsistente, direi quasi inesistente problema delle frodi assicurative.

Non passa giorno in cui le compagnie assicurative non gridino allo scandalo delle truffe, vero male del mondo, per giustificare i rincari dei premi, i risarcimenti al ribasso, i tempi biblici di attesa per ottenere il ristoro per un danno subìto, la disparità di trattamento economico tra assicurati residenti nel nord Italia e nel sud e via dicendo: di fatto ogni inefficienza del sistema assicurativo e liquidativo italiano, in un modo o in un altro, sarebbe dovuto ai soliti “furbetti” che incassano risarcimenti non dovuti per sinistri fasulli.

Eppure, da quanto emerge negli ultimi dati pubblicati dall’Ivass, l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, il fenomeno sarebbe del tutto risibile.

Le compagnie sostengono che siano sospette addirittura il 25% del totale delle richieste di risarcimento in ambito RC auto (circa 500 mila sinistri sui quasi 2 milioni che vengono denunciati ogni anno). In altre parole, secondo le imprese di assicurazione un automobilista su quattro sarebbe un truffatore, o un presunto tale.

Si badi bene, però. Le compagnie parlano di posizioni “a rischio frode”. Pertanto non si tratta di truffe accertate, sventate o perseguite. Ma di meri sospetti, sentori più o meno motivati o motivabili, che portano i liquidatori a ritenere che un certo sinistro debba essere particolarmente attenzionato, esaminato e verificato da specifiche strutture anti frode, le cosiddette “Aree Speciali”.

In realtà, se verifichiamo quanti di questi “sospetti” trovano poi una conferma nei fatti, possiamo constatare che meno di un caso su cento è oggetto di specifica querela per truffa da parte delle compagnie (lo 0,8%, per essere precisi). E anche laddove il caso venga portato all’attenzione della magistratura, soltanto uno su dieci si conclude con una sentenza di condanna. Di fatto, di quel 25% di “frodi sospette”, meno dello 0,1% sarebbero vere e proprie truffe accertate.

Su questi numeri ha concentrato la sua attenzione Massimo Treffiletti, Responsabile del Settore Assicurativo di Konsumer Italia: “Servono più controlli – sostiene Treffiletti – in particolare da parte dei periti assicurativi, che tornino ad analizzare il nesso di causalità e a verificare i danni prima delle riparazioni”. Inoltre va compreso come si possa intervenire sugli indicatori di rischio, perché è evidente che il divario tra truffe presunte e accertate è abissale.

Certo che il sospetto che ci sia qualcosa di più di una semplice serie di parametri di significatività troppo imprecisi e severi è alto.

In queste pagine più volte abbiamo criticato il funzionamento del sistema di risarcimento diretto, in particolare il meccanismo di rimborso forfettario previsto per la compagnia gestionaria chiamata, in forza di tale procedura, a risarcire il danno del proprio assicurato incolpevole.

Ebbene, se la compensazione tra le compagnie coinvolte avviene mediante il riconoscimento di una somma fissa, per quale motivo la compagnia dovrebbe investire tempo e risorse per indagare sulla “genuinità” dei sinistri che prevedono in astratto risarcimenti più bassi di tale importo standard?

Perché mai le assicurazioni dovrebbero sguinzagliare la propria intelligence antitruffa per richieste di risarcimento per mille, mille e cinquecento euro, se poi il forfait che vanno ad ottenere è di importo maggiore?

E’ dello stesso parare anche Konsumer che, sempre attraverso le parole di Treffiletti, sostiene “Serve modificare il sistema dei forfait nel risarcimento diretto – afferma ancora Treffiletti – così come è strutturato oggi rende sconveniente indagare su un danno al di sotto dell’importo del forfait, in quanto il recupero della spesa è garantito dalla stanza di compensazione, vero o falso che sia il sinistro denunciato.”. Chiaro e limpido.

Di sicuro il cittadino meno attento, quando gli viene fatto credere che un sinistro ogni quattro sia una sospetta truffa, non potrà che convincersi che questa sia la causa di tutti i mali del mondo assicurativo, dando credito alle compagnie.

Ma la realtà, come abbiamo, visto, è ben diversa.

 

(Foto di copertina: iStock/fatido)

Massimo Quezel

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