Grassetto o scherzetto? Comune bandisce l’uso del grassetto per risparmiare sull’inchiostro

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A prima vista credevo di leggere il Buongiorno di Gramellini. Poi ho messo gli occhiali è ho messo a fuoco i caratteri. E già perché di caratteri si tratta. In breve: l’articolo di Deborah Dirani del Sole 24 ORE  è troppo gustoso. Aiuta a colorare una grigia giornata di ottobre. Una come tante dove si scrive e si stampa.

Per solidarietà con i dipendenti del Comune di Bologna, scrivo la presente riflessione con l’austero Times new Roman (grandezza 11) perché, per ridurre i costi, una circolare dirigenziale ha previsto di evitare il grassetto e di scegliere i caratteri slim, con il contestuale uso di stampanti laser, fino all’ultima polvere di toner. In pratica, occorre digitare tenendo presente che una font obesa costa di più. Siamo di fronte ad un caso di obesità tipografica, una sorta di taglie forti che occupano spazio e inchiostro. E allora, nell’attesa di  capire con quale carattere è stata scritta la circolare e se vi siano o meno grassetti; scatta  anche la curiosità di sapere se la stessa sia arrivata agli uffici in forma cartacea o via mail.

Dopo aver letto l’articolo la cosa che mi è subito venuta in mente è stato di condividerlo con alcuni amici con uno spiccato grado di ironia. E’ il caso di Enrico D’Elia, stimato senior economist,  che prontamente commenta ” e sul contenuto insulso e la lunghezza eccessiva della maggior parte dei documenti stampati non dice niente nessuno? Il mio prof. del liceo ci diceva sempre che Tertulliano (III sec. d.C.) sosteneva che per scrivere meglio in latino si dovesse pensare in greco. Potremmo provarci, prima di ridurre il corpo dei caratteri.  Il professore in questione e di greco era  l’implacabile Efisio Carta, terrore di tutto l’Augusto“.

Altro amico invece mi riferisce,  quale esempio di spreco di inchiostro e di tempo, di una “dichiarazione” che ha dovuto firmare qualche tempo fa di ritorno da una missione.  “Il sottoscritto dichiara sotto la propria responsabilità di aver usufruito dei servizi dell’hotel esclusivamente per l’espletamento della missione conferita. Il suo  primo commento è stato: se quello che ho fatto in albergo non me lo ha chiesto mia moglie perché dovrebbe chiedermelo il datore di lavoro?”

Daniele Castelnuovo, economista raffinato e sottile, introduce in merito una sorta di green economy “Punterei sul bio-eco-compatibile, riempiendo le cartucce con i  prodotti del trita documenti.Poi magari si potrebbe abolire qualche certificatino come quello di nascita, stato in vita, stato civile, famiglia etc. riassumendoli in uno solo magari elettronico.”

C’è chi commenta a caldo   “come al solito ci si attacca agli orpelli pur di non attaccare il problema alle radici. Mi meraviglio che questo riesca a fare notizia , o l’articolo è una presa in giro?”

Insomma, in tempi di austerity è bene non perdere il sorriso. Nel frattempo scrivo con il carattere  Broadway per non perdermi lo spettacolo “grassetto o scherzetto ?”

Antonio Capitano

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