In realtà, quello sottoposto al vaglio della direzione europea è la traccia di decreto che dovrebbe porre in essere la misura contenuta nell’articolo 49 del provvedimento, al fine di ritenere i prodotti dal terreno sassoso risultanti di un attività di scavo come materiali riutilizzabili. Una novità molto importante per i professionisti dell’edilizia, date le tante difficoltà di smaltimento degli scarti da scavo e le pochissime aree esistenti adibite a discarica.
Insomma, una piccola rivoluzione che, però, dovrà attenersi a precise indicazioni per poter essere messa effettivamente in pratica. Il materiale, infatti, potrà essere riciclato solo se non sarà stato sottoposto a trattamenti o manipolazioni in grado di alterarne l’impatto ambientale, così come prevede la normativa vigente. Inoltre, secondo la nuova discilpina rocce e pietre derivanti da scavi potranno rientrare nel ciclo produttivo a patto di non uscire dal cantiere di provenienza, venendo destinate alla medesima opera da cui sono state generate o a un intervento attiguo.
Resta una possibilità per il trasporto fuori cantiere, che il decreto governativo lega comunque alla compilazione di adeguati documenti per la traslazione dei materiali. Le informazioni ivi richieste, non differiscono significativamente dalle bolle di accompagnamento dei rifiuti, con necessità di chiarire le generalità del materiale caricato e del veicolo che lo trasporta. Dati che dovranno essere integrati con le specifiche sulle imprese esecutrici e appaltatrici dei lavori oltre che, naturalmente, l’identificazione del ricevente.
Per i professionisti, comunque, nulla andrà lasciato al caso: già tre mesi prima dell’avvio dei lavori, infatti, dovrà essere inoltrata comunicazione agli uffici competenti di un programma di cantiere per il riutilizzo dei materiali prodotti da opere di escavazione, la loro destinazione e le condizioni di estrazione, di trasporto, nonché, naturalmente, di riciclo.
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