Si tratta, insomma, di un’approvazione flash per una legge molto attesa da tutti gli operatori, a fronte di un debito stimato da Bankitalia in 90 miliardi di euro e dunque, di poco inferiore al fabbisogno degli enti pubblici insolventi verso fornitori e prestatori di servizi o prestazioni.
Il decreto, ultima legge approvata dal governo Monti in Consiglio dei ministri, ha subito qualche rallentamento, prima, per le elezioni del presidente della Repubblica e, poi, per la costituzione e l’insediamento del nuovo governo. Se a ciò si aggiunge che il Parlamento si trovava in una situazione di paralisi quasi completa, dove gli unici organi in funzione erano le Commissioni speciali avviate specificamente per risolvere il nodo dei debiti della PA e sveltire l’iter pro esodati, allora il tempo di discussione intermedio è rimasto tutto sommato nei limiti del ragionevole.
Numerosi, come noto, gli emendamenti presentati, tra cui, in primis, quelli che fissano a 30 giorni i termini del pagamento a partire dal momento in cui verranno erogate le risorse del Ministero. Da notare che eventuali pratiche aperte con Equitalia non esentano i creditori dalla riscossione del dovuto.
Altro aspetto chiesto a gran voce dalle imprese è quello del Durc retrodatato, che potrà essere rilasciato a partire dal momento in cui viene certificata la legittimità al versamento e non quando questo viene versato di fatto. La cosiddetta “fase due” dello sblocco dei pagamenti partirà dal 15 settembre, con il termine del censimento degli enti che presentano ancora pratiche insolute.
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