Decadenza, Berlusconi non è più senatore: l’aula vota sì

Redazione 27/11/13
Scarica PDF Stampa
Silvio Berlusconi non è più un senatore della Repubblica italiana. Dopo una seduta durata l’intera giornata, l’aula di palazzo Madama ha decretato la decadenza del leader di Forza Italia, a seguito della condanna a tre anni per frode fiscale, che secondo la legge Severino del 2012 è incompatibile con lo svolgimento della funzione di parlamentare.

Al Senato si è svolta una seduta tesa, a momenti drammatica, con i protagonisti della politica italiana degli ultimi vent’anni ancora oggi in Parlamento, che si sono succeduti cercando di motivare il proprio voto a favore o contrario a quell’atto che potrebbe segnare la fine di Berlusconi in qualità di politico istituzionale.

In realtà, come lo stesso Berlusconi ha confermato ai suoi sostenitori riuniti in piazza del Plebiscito, a Roma, proprio negli istanti in cui in Senato si votava la sua decadenza, l’ex presidente del Consiglio non ha nessuna intenzione di ritirarsi dalla vita pubblica dopo l’addio forzato alle Camere: “Ci sono altri leader fuori dal Parlamento, e mi riferisco a Renzi e Grillo”.

Proprio Pd e MoVimento 5 Stelle sono i veri artefici della decadenza di Berlusconi da senatore, i due partiti che hanno unito i numeri in aula contro i quali Forza Italia e i suoi non sono riusciti a opporre resistenza.

Più sfumate le posizioni al centro, con l’ex presidente della Camera e leader Udc Pierferdinando Casini che, in mattinata, aveva chiesto una sospensiva d’urgenza alla procedura di voto, poi respinta dall’aula. Esito simile per le numerose richieste effettuate per riportare il voto da palese a segreto, in avversione a quanto deciso dalla Giunta per il regolamento del Senato che, nel caso specifico, aveva imposto lo scrutinio palese nonostante le proteste dei rappresentanti ex Pdl.

Si chiude così, dopo quasi vent’anni, la storia parlamentare di Berlusconi, più volte presidente del Consiglio e centro indiscusso della politica italiana in quella che è stata definita “Seconda Repubblica”.

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento