Aumentare la cultura assicurativa: una questione di fiducia

Massimo Quezel 21/04/21
Ivass e Banca d’Italia ce lo dicono da tempo: il nostro è uno dei paesi meno assicurati del continente europeo.

Si tratta di un dato preoccupante in quanto la mancanza di adeguate coperture assicurative volte a proteggere i cittadini dai rischi più gravi è indice di una scarsa cultura in materia di insurance e di una generalizzata sottostima dell’importanza di munirsi di tali strumenti per tutelare sia la propria persona che il proprio patrimonio.

E’ ancora più grave constatare che in Italia si spendono ogni anno quasi 100 miliardi di euro in gioco d’azzardo, più di tre volte la spesa complessiva destinata ai premi assicurativi nel ramo danni.

Di recente Confconsumatori, per voce del presidente nazionale Mara Colla, ha sostenuto che la poca attenzione ai servizi assicurativi è dovuta a tre fattori: la convinzione, infondata, che non ci sia bisogno di una tutela privata, bastando gli enti previdenziali nazionali (INPS e INAIL), la mancanza di una adeguata informazione (che genera un vero e proprio “analfabetismo assicurativo”) e, infine, la generalizzata diffidenza dei cittadini verso il sistema bank-insurance.

Se, per quanto riguarda il divario informativo, la stessa Confcommercio ha avviato da tempo una proficua collaborazione con lo SNA, il Sindacato Nazionale degli Agenti di assicurazioni, volta a sensibilizzare i cittadini sui temi principali in materia di insurance, noi ci soffermeremo sull’ultimo dei tre punti sopra enunciati.

E’ facile capire che far ritrovare la fiducia, da parte dei cittadini, verso il mondo assicurativo costituisce l’unica via d’uscita per superare il problema. Perché se non c’è fiducia nel sistema, non c’è nemmeno la volontà di approfondire le opportunità di tutela proposte.

Si tratta di un cambiamento di visione che passa, necessariamente, attraverso una ridefinizione del rapporto tra compagnia assicurativa e cliente, nella quale gioca un ruolo fondamentale la figura dell’intermediario assicurativo, chiamato a ridiventare il vero punto di riferimento per l’assicurato, in grado di garantire una relazione affidabile e una assistenza costante.

In tale direzione non può che avere una importanza primaria risolvere l’annoso problema della conflittualità che nasce di regola tra assicurato e compagnia nel momento del sinistro: solo uscendo dalla dinamica che vede la compagnia tentare di risparmiare su tutti i risarcimenti e danneggiato costantemente vittima di un sistema liquidativo lento e farraginoso si potrà cercare di ricostruire il rapporto di fiducia tra cittadino e compagnia assicurativa.

Che ci sia più di qualcosa che non funziona in questa delicatissima fase ce lo ricorda l’IVASS che, nelle ultime statistiche riguardanti le sanzioni irrogate alle imprese assicuratrici, riferisce come, nei primi sei mesi del 2020, quasi un terzo dei provvedimenti disciplinari abbiano riguardato proprio violazioni alle procedure di liquidazione dei sinistri stradali.

Rinnovare il sistema risarcitorio significa, necessariamente, rivedere le attuali procedure. In particolare ci si deve chiedere se non sia finalmente giunto il momento di mandare in pensione la fallimentare procedura di risarcimento diretto, anche alla luce dell’ingresso, sempre più significativo, di compagnie estere nel mercato italiano, operanti nel settore RC Auto ma non aderenti alla convenzione CARD. Ritorndare alla procedura ordinaria generalizzata significa, ancora una volta, ristabilire il primato della consulenza fornita dall’intermediario assicurativo, anche in caso di sinistro, ripensando il suo ruolo di consulente a 360 gradi, in grado di fornire assistenza al proprio cliente direttamente oppure collaborando con strutture esterne specializzate nella gestione dei sinistri.

Un modo, anche, per evitare il consolidamento della logica di “cartello” propria dei mercati oligopolistici, rinvigorendo una sana concorrenza dove punto di riferimento per la compagnia come per l’intermediario è esclusivamente il cliente.

Utopia? Lo vedremo. Di certo qualcosa deve cambiare, e anche in fretta.

Massimo Quezel

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