Il divieto di uso dei dispositivi elettronici alla guida

Massimo Quezel 06/12/21
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Le uscite di strada, gli investimenti di pedoni o gli incidenti che coinvolgono altri veicoli dovuti a distrazione sono saliti vertiginosamente negli ultimi anni, complice la costante ed esponenziale diffusione dei telefoni cellulari ieri e degli smartphone oggi.

Si tratta di apparecchi senz’altro utilissimi nella vita di tutti i giorni, ma capaci di monopolizzare l’attenzione di chi li usa. Pertanto, quando ci si trova alla guida, dove la priorità deve sempre essere quella di osservare le norme di comportamento previste dal Codice della Strada per l’incolumità propria e di tutti i cittadini, è necessario evitare di usarli.

Di questa problematica il Legislatore si è ovviamente reso conto, prevedendo, nel secondo comma dell’art. 173 del Codice della Strada, il divieto per il conducente “di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici” nonchè vietando l’uso di “cuffie sonore” e consentendo soltanto la possibilità di utilizzare apparecchi a vivavoce “che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani” o altri dispositivi dotati di auricolare (da intendersi singolo) così che il conducente possa avere “adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie”.

La giurisprudenza, nel corso degli anni, ha poi confermato che tale divieto vige anche se si è fermi in coda nel traffico, ed è ammesso soltanto quando si è a bordo della propria autovettura parcheggiata.

Negli ultimi tempi, però, sono diventati sempre più di uso comune anche apparecchiature diverse (e più sofisticate) dei telefoni cellulari e degli smartphone. Questi ultimi hanno ormai quasi tutti la particolarità di essere privi di tasti fisici, e già solo per questo risultano essere assai più pericolosi nel caso vengano utilizzati alla guida, visto che richiedono di distogliere l’attenzione dalla strada anche soltanto per digitare un numero di telefono o selezionare una voce dalla rubrica per eseguire una chiamata. Inoltre tablet, computer portatili e riproduttori musicali da tasca, unitamente ad uno stile di vita sempre più connesso, hanno moltiplicato le possibilità di distrazione al volante.

Un problema tutt’altro che marginale se si pensa che, secondo le più recenti stime, circa il 24% degli incidenti sono dovuti a distrazione per uso di dispositivi elettronici. L’ISTAT, addirittura, rileva che oltre il 96% dei guidatori ammette di usare il telefono durante la guida per controllare i social network, leggere notizie, chattare o addirittura guardare video.

E’ molto interessante l’indagine svolta da Zendrive, un’azienda informatica statunitense che si occupa di mobilità, la quale ha incrociato i dati relativi al comportamento al volante e agli incidenti con le abitudini di uso del cellulare dei guidatori, in particolare nel periodo di lockdown, durante il quale il traffico di autovetture sulle strade era drasticamente ridotto.

Ebbene, per quanto in tale periodo si sia rilevato un calo decisivo degli incidenti in linea generale, il traffico dati riferito ai conducenti è risultato in significativo aumento (soprattutto per cercare notizie e aggiornamenti sull’evoluzione della pandemia), con una incidenza assai importante tra le cause dei sinistri di due comportamenti in particolare: l’eccesso di velocità e le frenate improvvise, entrambi ricollegabili a distrazione da smartphone.

Il Legislatore è tornato sulla questione, introducendo una modifica all’art. 173 del Codice della Strada contenuta nel recentemente approvato Decreto Infrastrutture, entrato in vigore il 10 novembre scorso.

Tra i dispositivi dei quali si vieta l’uso al volante richiamati dal suddetto articolo ora vengono espressamente previsti anche “smartphone, computer portatili, notebook, tablet e dispositivi analoghi che comportino anche solo temporaneamente l’allontanamento delle mani dal volante”

Sulla effettiva portata innovativa di tale aggiunta, qualche perplessità l’ha espressa, tra i primi, Giordano Biserni, presidente dell’Asaps (Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale), il quale ritiene che “la riforma non tocca i nervi sensibili della sicurezza. Niente sospensione della patente alla prima violazione dell’uso del cellulare alla guida dopo almeno cinque anni di promesse.” e sulla questione delle sanzioni si è senz’altro persa un’ottima occasione per inasprirle rispetto alle attuali, da molti auspicata anche per disincentivare tali comportamenti tra i guidatori più giovani, che sono tra i principali contravventori in questa particolare fattispecie di illecito amministrativo.

Tra l’altro è da ricordare che una interpretazione analogica della precedente formulazione dell’art. 173 del Codice della Strada permetteva già di estendere la previsione normativa ai dispositivi elettronici in generale, per quanto il solo riferimento agli “apparecchi radiotelefonici” potesse dare adito a contestazioni.

In definitiva, al di là dello specifico divieto, ora ancora più dettagliato e preciso, previsto dal Codice della Strada, c’è da portare avanti una attività seria e coscienziosa di sensibilizzazione, soprattutto tra i neopatentati, sull’uso si smartphone e simili quando si è al volante.

A complicare le cose, però, si pone anche la circostanza che ormai nelle auto di ultima generazione sono gli stessi cruscotti ad integrare tutta una serie di funzionalità “smart”, al punto che quella che una volta chiamavamo autoradio (e che ci mettevamo sotto al braccio quando lasciavamo la nostra vettura in parcheggio…) oggi si è evoluta in “sistema di infotainment” sempre più avanzato. Tra streaming, playlist, podcast e navigatori satellitari, sembra essere sempre più difficile mantenere la piena attenzione alla guida.

 

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Massimo Quezel

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