Pignoramento stipendio 2019: quando avviene, limiti, notifica, come opporsi

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All’atto dell’elaborazione della busta paga, il professionista è sempre più spesso chiamato a imbattersi in casi particolari, come ad esempio l’esistenza di un pignoramento sullo stipendio. Si tratta di eventi molto delicati che meritano di essere trattati con particolare attenzione. Risulta quindi fondamentale comprendere quali sono le regole necessarie da seguire per operare in maniera corretta il pignoramento sul cedolino, sempreché l’esigibilità del credito venga chiesta direttamente in azienda.

Oltre quindi al pignoramento della pensione, anche lo stipendio può subire questa spiacevole pratica.

Ma quando avviene il pignoramento dello stipendio? Può avvenire per qualsiasi importo oppure è sempre pari a un quinto? È possibile opporsi al pignoramento? Ecco alcune linee guida per operare correttamente.

Pignoramento stipendio 2019: quando avviene

Il pignoramento dello stipendio è un atto formale previsto dal nostro ordinamento che rientra nel c.d. “pignoramento presso terzi”, ossia un procedimento esecutivo che coinvolge un terzo soggetto nel pagamento delle somme di cui il contribuente risulta debitore.

Secondo quanto previsto dalle norme del codice di procedura civile i creditori possono soddisfare le loro pretese aggredendo i beni del debitore in vari modi, differenti a seconda che questi siano mobili o immobili e che siano nella disponibilità del debitore o di un terzo. Il pignoramento presso terzi, in particolare, riguarda i beni del debitore che sono nella disponibilità del terzo. Più precisamente, l’articolo 543 c.p.c., che disciplina l’istituto, contempla due distinte ipotesi di pignoramento presso terzi:

  1. quella in cui il terzo sia in possesso di beni del debitore, ovvero;
  2. quella in cui quest’ultimo vanti crediti nei confronti del terzo.

L’atto di pignoramento, così come previsto dall’articolo 492 c.p.c., prende il via con l’ingiunzione a non compiere atti dispositivi sui beni e sui crediti assoggettati al pignoramento.

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Pignoramento stipendio: cosa contiene l’ingiunzione 

L’ingiunzione deve contenere:

  • l’indicazione, almeno generica, delle cose e delle somme dovute;
  • l’intimazione al terzo di non disporne se non per ordine del giudice;
  • la dichiarazione di residenza o l’elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il tribunale competente;
  • l’indicazione dell’indirizzo p.e.c. del creditore procedente;
  • la citazione del debitore a comparire dinanzi al giudice competente, indicando un’udienza nel rispetto del termine dilatorio di pignoramento di cui all’articolo 501 c.p.c.;
  • l’invito al terzo a rendere entro dieci giorni al creditore procedente la dichiarazione prevista dall’art. 547, con l’avvertimento che in caso contrario, la stessa dovrà essere resa comparendo in un’apposita udienza.

Pignoramento stipendio 2019: crediti impignorabili

Sul punto, è bene tenere presente che non tutti i crediti del debitore sono pignorabili. Infatti, sono impignorabili:

  • crediti alimentari, tranne che per le cause di alimenti;
  • i crediti aventi come oggetto sussidi di grazia o sostentamentoa persone comprese nell’elenco dei poveri o dovuti per maternità, malattie o funerali da casse di assicurazione, da enti di assistenza o da istituti di beneficenza.

Pignoramento stipendio 2019: come avviene

A differenza del pignoramento della pensione, per la retribuzione non esiste un limite minimo impignorabile. Infatti, una volta applicati i limiti di pignoramento stabiliti dalla legge, tutto il resto della busta paga è pignorabile.

Esistono due ipotesi di pignoramento:

  1. presso il datore di lavoro;
  2. presso l’istituto bancario.

Per capire se il pignoramento è avvenuto nell’una o nell’altra maniera il debitore non deve far altro che leggere l’atto che gli viene notificato dall’ufficiale giudiziario: in esso è contenuto il nome del terzo pignorato, ossia l’istituto di credito o l’azienda presso cui presta lavoro.

Dunque, il creditore può procedere al pignoramento dello stipendio in due forme e momenti diversi:

  1. prima che la retribuzione venga materialmente corrisposta al dipendente (e quindi quando ancora gli importi sono sul conto dell’azienda);
  2. oppure dopo il bonifico sul conto corrente del dipendente: in quest’ultimo caso, l’importo massimo pignorabile non è sempre uguale poiché – come vedremo a breve – dipende dalla misura annua della pensione sociale. Essa infatti è un parametro fissato dalla legge per determinare fino a quanto si può spingere il pignoramento del debitore.

Vediamo ora come funziona il pignoramento della retribuzione, per l’anno 2018, nell’una o nell’altra forma.

Pignoramento stipendio 2019: notifica presso il datore di lavoro

Il pignoramento dello stipendio in capo all’azienda prevede una prima fase in cui il creditore può notificare l’atto di pignoramento al datore di lavoro del debitore. Quest’ultimo, comunicherà poi, al creditore pignorante, con raccomandata A/R o con posta elettronica certificata, se il dipendente è in credito di somme di denaro o meno.

Dopo la comunicazione dell’azienda al creditore è previsto un passaggio davanti al giudice. Nell’atto di pignoramento presso terzi, infatti, è contenuta una citazione a comparire a un’udienza innanzi al tribunale civile, rivolta sia al debitore che al terzo pignorato. A tale udienza, il magistrato verifica se il terzo pignorato ha fornito dichiarazione positiva (esistenza di crediti del lavoratore) o negativa (inesistenza di crediti del lavoratore) e, nel primo caso, autorizza il pignoramento. Questo significa che, da allora in poi – e non prima – il datore di lavoro sarà obbligato per legge a trattenere 1/5 dello stipendio e versarlo direttamente al creditore. Questo dovrà avvenire fino a quando il debito non sia stato completamente saldato.

Tali regole valgono per qualsiasi tipo di stipendio, a prescindere dall’importo erogato al dipendente.

Quindi, in caso di dichiarazione positiva, prima che la busta paga venga liquidata – quando, cioè, lo stipendio non è ancora transitato nella disponibilità materiale del dipendente – la retribuzione può essere oggetto di pignoramento da parte del creditore fino a un massimo di un quinto, calcolato sul netto percepito dal lavoratore, ossia decurtate le trattenute di legge (imposte e contributi).

Soglie di pignorabilità dello stipendio 

Attenzione però. In relazione al pignoramento dello stipendio e della pensione, sono state fissate delle soglie per la pignorabilità dello stipendio e delle altre indennità connesse al rapporto di lavoro, come di seguito descritto:

  • stipendio fino a 2.500 euro: 1/10;
  • stipendio tra 2.500 e 5.000 euro: 1/7;
  • stipendio oltre i 5.000 euro: 1/5.

Pignoramento stipendio 2019: notifica sul conto corrente

Differenti sono le regole qualora il pignoramento avviene direttamente sul conto corrente (bancario o postale) del debitore, ossia quando il datore di lavoro ha già provveduto a versare la retribuzione che entra a far parte delle disponibilità monetarie di quest’ultimo. Attualmente, invece, il pignoramento si differenzia a seconda se le somme siano state accreditate sul conto prima o dopo la notifica del pignoramento.

Nel primo caso, il limite massimo pignorabile della retribuzione è pari al triplo dell’importo dell’assegno sociale. L’importo assegno sociale, per il 2019 è di euro 458 per 13 mensilità. Dunque, seguendo tale ragionamento, se lo stipendio è già accreditato sul conto corrente, la somma che non può essere pignorata è pari a 1.374 euro.

Esempio di pignoramento stipendio 

Facciamo in esempio.

Si ipotizza che il debitore abbia sul proprio conto corrente 5.000 euro al momento della notifica del pignoramento. In tal caso, il creditore, può pignorare quindi solo 3.626 euro, cioè 5.000 – 1.374. Se invece l’importo è inferiore a 1.374 euro, la somma non può mai essere pignorata. Pertanto, il lavoratore che riesca prelevi periodicamente dal conto alcune delle somme in modo da tenere la provvista sotto la soglia di 1.374 euro non rischierà il pignoramento dei risparmi

Nel secondo caso, invece, ossia se la retribuzione è accreditata sul conto dopo la notifica del pignoramento, il limite massimo di pignoramento è di un quinto dello stipendio mentre in presenza di più pignoramenti per cause diverse tra loro, il limite è del 50%. Quindi, sugli stipendi accreditati successivamente all’avvio della procedura, valgono le stesse regole del pignoramento presso l’azienda.

Pignoramento stipendio 2019: come opporsi

È possibile opporsi al pignoramento dello stipendio in determinati casi, ossia qualora:

  • non è stato ricevuto l’atto di precetto che è condizione necessaria per il pignoramento. Si tratta di una diffida ad adempiere entro massimo 10 giorni;
  • sono passati più di 90 giorni dall’atto di precetto, termine dopo il quale esso perde efficacia;
  • non è mai stato ricevuto il cosiddetto titolo esecutivo, ossia la sentenza o il decreto ingiuntivo. Se il titolo in forza del quale agisce il creditore è però un assegno o un contratto di mutuo bancario, il titolo viene semplicemente riportato nell’atto di precetto;
  • il diritto di credito è caduto in prescrizione;
  • il credito non è stato quantificato correttamente e ci sono degli errori di calcolo;
  • il debitore ha pagato una parte o tutto il debito prima della notifica dell’atto di pignoramento.

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