Privacy dei pazienti: dal Garante via libera al monitoraggio a distanza

Paolo Ballanti 19/06/18
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Una residenza per anziani può utilizzare sistemi di localizzazione e di rilevazione delle immagini esclusivamente per tutelare la salute e l’incolumità dei pazienti non autosufficienti. È quanto emerge dal Provvedimento n. 29 del 25 gennaio 2018 con cui il Garante della Privacy ha risposto a una richiesta di verifica preliminare, avanzata da una Fondazione che svolge attività sanitario – assistenziale per ospiti in condizione di totale non autosufficienza.

L’Autorità, sia pur prescrivendo opportuni accorgimenti, ha giudicato conforme alle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati personali, un sistema in grado di localizzare e all’occorrenza filmare il paziente al solo verificarsi di eventi predeterminati che possono esporlo a pericoli (alterazione dei parametri cardiaci, ingresso in specifiche aree).

Nel giudicare il caso in parola il Garante della Privacy si è mosso su un terreno impervio, stretto tra la tutela della salute e sicurezza dei pazienti da un lato e la protezione della loro privacy e dignità dall’altro. Per questo, nel ritenere il sistema di controllo un giusto punto di equilibrio tra gli opposti diritti citati, l’Autorità ha disposto ulteriori misure e accorgimenti a garanzia degli interessati:

  • Il dispositivo di localizzazione dev’essere applicato con “le modalità che risultino più accettabili da parte di ciascun paziente, anche con riferimento alla sua collocazione (polso o cavigliera)”;
  • Dev’esserci una valutazione periodica sulla necessità o meno di applicare i dispositivi ai pazienti;
  • L’informativa dev’essere fornita al paziente “secondo le sue possibilità di comprensione e discernimento”;
  • Almeno settimanalmente dev’essere verificato il funzionamento del dispositivo.

Nello specifico il sistema proposto all’esame del Garante prevede un bracciale o cavigliera dotato di tecnologia bluetooth e un misuratore di frequenza cardiaca. La localizzazione avverrebbe solo a fronte di specifici eventi: allontanamento del paziente dal reparto, alterazione della frequenza cardiaca, accesso ad aree precluse come la farmacia interna. Inoltre, il sistema memorizza solo l’ultima posizione rilevata, necessaria al personale per raggiungere il paziente, senza tracciare i movimenti precedenti.

Contestualmente al localizzatore si attiverebbe anche la telecamera più vicina alla posizione corrente dell’ospite, con registrazione delle immagini per un breve lasso di tempo (30 minuti) e invio di un alert al personale, tale da permettergli di valutare un intervento.

Il Garante ha ritenuto conforme alla normativa in materia di protezione dei dati personali, l’asserita finalità del sistema di controllo remoto di “consentire un monitoraggio a distanza di quegli ospiti, preventivamente individuati, che hanno condizioni fisico / mentali tali da esigere un controllo continuo”.

Vista la necessità di tutelare la salute degli ospiti, l’unico sistema possibile è il monitoraggio a distanza “considerata l’estrema difficoltà di sorvegliarli singolarmente, a causa della grandezza e della particolare conformazione articolata (stanze, palestra, sala da pranzo, salotti, cappelle, aule laboratorio, cortili e giardini) della struttura”.

Altro aspetto fondamentale, più volte sottolineato dal Garante, è l’accessibilità delle immagini eventualmente registrate al solo soggetto designato come responsabile del progetto. Non solo, l’assunzione dell’impegno da parte della Fondazione di fornire materiale informativo a ospiti e familiari, nonché l’organizzazione di incontri individuali per verificare periodicamente il consenso al trattamento dei dati personali. Ultimo, ma non meno importante, il confronto con le rappresentanze sindacali come prescritto dallo Statuto dei Lavoratori (articolo 4, Legge n. 300/70) e la formazione del personale con organizzazione di eventi formativi specifici e periodici.

Paolo Ballanti

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