Virginia Raggi come Mario Monti: le conseguenze del no alle Olimpiadi 2024

Redazione 22/09/16
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Adesso è ufficiale: Virginia Raggi dice un no definitivo alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.

Si conclude così un tema che da sempre vede schierato per il no ai Giochi olimpici il movimento cinque stelle.

Mentre Virginia Raggi parlava e spiegava le ragioni del no, dietro di lei scorrevano le immagini degli impianti sportivi rimasti incompiuti nelle precedenti manifestazioni sportive nazionali.

Virginia Raggi come Mario Monti, dunque.

La sindaca non vuole correre il rischio di vedere esplodere il budget, come già accaduto ad Atene per gli europei di calcio, che segnarono il tracollo finanziario della Grecia e l’esplosione di un debito pubblico al di là di ogni limite.

Neanche il movimento cinque stelle è in grado di gestire con onestà e trasparenza un grande evento internazionale come le Olimpiadi, che avrebbe avuto importanti e benefiche ricadute sull’economia, sul turismo, sull’immagine di Roma.

Molto meglio stare sul sicuro ed evitare figuracce mondiali.

Se non altro il movimento cinque stelle è consapevole dei propri limiti e della propria incapacità di governare e di gestire grandi progetti.

Virginia Raggi come Mario Monti, dunque. Ma in realtà le differenze ci sono, e notevoli.

E non solo perché Mario Monti è un compassato professore universitario e Virginia Raggi un’avvenente avvocata di provincia. C’è molto di più.

Mario Monti fu chiamato al governo della Repubblica da Giorgio Napolitano.

Si era nel pieno di una crisi internazionale, era il 2011, Berlusconi era stato costretto alle dimissioni dopo che lo spread tra Btp italiani e bund tedeschi era schizzato alle stelle.

Il debito pubblico era inaffidabile, Mario Draghi e Jean Claude Trichet, con Ue, Fmi e Bce avevano fatto firmare una lettera di intenti a Silvio Berlusconi: manovre finanziarie pesanti in cambio di massicci acquisti di titoli di stato italiani da parte della Bce.

Silvio Berlusconi prima firmò, ma poi non poté, o non seppe, o non volle tenere fede agli impegni assunti e fu travolto dagli eventi.

Così Giorgio Napolitano chiamò Mario Monti, gli affidò la formazione di un nuovo governo, gli diede una copertura politica nominandolo senatore a vita, perché fosse chiaro a tutti che il governo di Mario Monti era un governo politico, il governo del presidente della Repubblica, supremo garante della solidità politica e finanziaria dell’Italia in Europa.

Non solo un governo tecnico, dunque.

E Mario Monti si mise subito al lavoro: si doveva come al solito fare cassa subito, nessuna concertazione con i sindacati, ma subito una contestatissima riforma delle pensioni che fece piangere in diretta tv il ministro del lavoro Elsa Fornero e che lasciò per strada i cosiddetti esodati, ovvero lavoratori senza più lavoro e senza ancora pensione.

Mario Monti si ritrovò sul tavolo anche il dossier Olimpiadi.

Si informò, analizzo l’esperienza della Grecia, fallita tecnicamente dopo aver gestito gli europei di calcio, si spavento, e decise che non se ne sarebbe fatto nulla: troppi rischi, troppi rischi di lievitazione delle spese, di corruzione, di tangenti.

Un governo di emergenza, con forte connotazione tecnica più che politica, non eletto e con scarso consenso tra la gente e nel parlamento, vissuto dai più come una scelta obbligata, non poteva prendere una simile decisione, e difatti non la prese e fece bene.

Diverso, molto diverso è il caso di Virginia Raggi, eletta alla carica di sindaco di Roma con un vasto consenso popolare.

Virginia Raggi incarna la speranza di cambiamento del movimento cinque stelle, l’idea che si possa rinnovare la politica, che la politica non sia solo tangenti, corruzione, indagini della magistratura, ma anche onestà, trasparenza, buon governo.

Perché la Raggi avrebbe dovuto accettare la candidatura di Roma?

Per questi motivi Virginia Raggi avrebbe dovuto accettare la candidatura di Roma alle olimpiadi 2024, per dimostrare a Roma, all’Italia, all’Europa che un’altra politica è possibile, che si può governare in modo onesto e trasparente, che un movimento giovane e popolare sa gestire un grande evento internazionale come le Olimpiadi.

Invece ha vinto la paura, Virginia Raggi si chiude a riccio, rifiuta di incontrare il presidente del Coni Malagò, lo fa aspettare 35 minuti prima di riceverlo e di comunicargli il suo no.

La classe dirigente del movimento cinque stelle di fronte alle difficoltà scappa: Virginia Raggi disdice gli impegni istituzionali dopo il caso dell’assessore all’ambiente Paola Muraro, dice no alle Olimpiadi per paura di esporsi.

Alessandro Di Battista disdice la tappa del suo tour coast to coast sulla costituzione dopo le grane della giunta comunale di Roma, Luigi Di Maio all’ultimo momento disdice la sua partecipazione ad un talk show televisivo dopo la figuraccia sulle email lette e non capite sempre sul caso dell’assessore all’ambiente Paola Muraro.

Non è un bell’inizio per il momento cinque stelle, come possono aspirare legittimamente al governo dell’Italia se falliscono la prova del governo di Roma?

Non si può sempre scappare di fronte ai problemi: serve senso di responsabilità e una classe dirigente che sappia prendere decisioni per il bene del paese.

Redazione

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