Un fedelissimo di Salvini difende in giudizio due stranieri, incredibile ma vero

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Nell’Italia alla deriva di questo primo scorcio di secolo, tra crisi economiche, di relazioni e di identità, spesso a fornire lo spettacolo più incredibile è proprio la politica.

Di alterchi tra pubbliche amministrazioni e cittadini – italiani e non – ne sentiamo parlare ogni giorno, e spesso, quando i protagonisti sono gli extracomunitari, gli animi si scaldano parecchio nei programmi tv che recentemente vanno per la maggiore.

Ma che un marocchino citi in giudizio un Comune per la casa popolare e a difenderlo sia un uomo di Matteo Salvini, questo doveva ancora accadere.

Tutto ciò, come scrive Il Resto del Carlino, accade a Civitella di Romagna in provincia di Forlì, dove i coniugi originari del Marocco Belward Mustapha e El Anabi Fatiha hanno fatto causa al Comune e ad Acer – la partecipata che si occupa di edilizia residenziale pubblica – poiché nell’abitazione che occupano dal 2011 le condizioni di vita sarebbero insalubri.

A dar loro manforte, la classificazione della Ausl locale che nel 2013 e nel 2014 aveva bollato la dimora come “anti igienica”. Fin qui, una storia sicuramente insolita, pane quotidiano per innescare le solite polemiche tra italiani e stranieri a spartirsi le briciole di un welfare ormai ridotto a brandelli.

In realtà, la vicenda prende delle pieghe quasi inverosimili quando emerge che uno degli avvocati a cui i due extracomunitari hanno affidato la propria tutela, altri non è che Daniele Mezzacapo, segretario della sezione di Forlì della Lega Nord e consigliere comunale per il Carroccio.

Insomma, un fedelissimo di Matteo Salvini, impegnato attivamente in politica in rappresentanza del partito in un territorio in cui la presenza degli extracomunitari è tra le più alte d’Italia,  svestiti gli abiti del politico e indossati quelli dell’avvocato, difende due marocchini in tribunale contro il Comune, reo, secondo loro, di avergli consegnato una casa di proprietà pubblica, a canone agevolato ma dalle insufficienti condizioni igieniche.

Ovviamente, il Comune ha già rispedito al mittente le accuse, e il sindaco stesso, per mezzo della stampa locale, ha fatto presente come l’appartamento fosse stato assegnato nel 2011 dal suo predecessore in deroga alle graduatorie (ma nei limiti della legge) e si appella a quanto dichiarato dall’ex proprietario dell’abitazione in cui i due marocchini vivevano prima di ottenere l’alloggio pubblico.

Secondo il vecchio padrone di casa, infatti, la famiglia non brillava per mantenimento degli standard igienici all’interno delle mura affittate e ciò aveva anche portato alla risoluzione del contratto di locazione. Ora, però, il problema si ripresenta ma a parti invertite, con i due coniugi che attaccano l’amministrazione, spalleggiati, incredibile ma vero, da uno dei principali esponenti della Lega Nord nel territorio.

Mai come questa volta, dunque, la politica risulta essere lo specchio deforme della società italiana, in cui non c’è più alcuna corrispondenza tra discorsi e comportamenti, tra etica e razionalità, tra interesse generale e scopi personali, ancorché professionali.

La presenza del segretario leghista è evidentemente l’esempio di un linguaggio politico sempre più vuoto e incapace di attecchire nella popolazione, totalmente sfiduciata verso una classe che bada ai propri fini a dispetto di proclami e slogan “facili”.

Probabilmente, ci vorranno anni prima che la causa tra le parti arrivi a una conclusione, ma la figuraccia del segretario avvocato è destinata a rimanere scolpita negli annali di questa epoca così assurda, eppure, per noi che la viviamo, perfettamente credibile.

Francesco Maltoni

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