ISIS, inneggiamento sul Web: come un post può diventare reato penale

Redazione 08/12/15
Scarica PDF Stampa
Per chi pubblica post o articoli sul web che inneggiano all’ISIS si prospetta apologia di reato, rendendo punibile anche la sola adesione ideologica.

LEGGI ANCHE: Allarme terrorismo: le strategie dei cittadini che sconfiggono la paura

Anche l’Italia, infatti, sceglie la linea dura per chi pubblica in rete documenti che inneggiano al Califfato o che, comunque, innescano proselitismo alla battaglia dell’ISIS sventolando la bandiera nera dell’”odio”.

A tal proposito, infatti, si ricorda che il delitto di istigazione a delinquere può avere ad oggetto reati associativi, tra cui il delitto sulle associazioni terroristiche; e dal momento che l’ISIS non viene riconosciuto dall’Onu come Stato,ma come mera organizzazione terroristica (come peraltro confermato da numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza) chiunque oggi inneggi a questo gruppo va equiparato a chi incita la folla in favore di organizzazioni criminali, subendo di conseguenza il procedimento penale.

LEGGI ANCHE: Solo i musulmani possono sconfiggere il terrorismo

L’INTERVENTO DELLA CORTE DI CASSAZIONE

A mettere il punto sulla questione è intervenuta la Corte di Cassazione confermando gli arresti domiciliari ad un soggetto di nazionalità marocchina colpevole di aver pubblicato su due diversi siti web un documento ritenuto di propaganda all’ISIS che invitava palesemente i lettori a prendere parte al Califfato islamico.

Nel caso trattato, l’apologia di reato è aggravata dalla finalità terroristica in quanto lo scritto rimandava a siti web dell’ISIS illustrando, inoltre, personaggi che sono risultati poi essere stati classificati dalle stesse autorità di polizia internazionali come terroristi. Al pari dell’Onu, quindi, anche gli Ermellini hanno stabilito che chiunque inneggi alla bandiera nera del Califfato, anche solo pubblicando post su Facebook o su altri siti web volti ad ingrossare le fila del nascente “Stato Islamico”, vada considerato alla stregua di un criminale in considerazione del fatto che l’ISIS viene equiparata ad un’organizzazione terroristica e il relativo inneggiamento al compimento di atti sanguinari o attentati.

Secondo i giudici della Cassazione, inoltre, la pubblicazione su un sito web aperto di un documento di tale tipologia arriva inevitabilmente ad implicare la volontà di diffondere il documento stesso ad una platea vastissima di utenti, come è appunto quella del web.

NUOVO PIANO DI SICUREZZA UE

La decisione della Cassazione, come detto, si inserisce appieno nel nuovo Piano di Sicurezza approvato dall’Unione Europea con il quale si prevede che tutti i contenuti web siano, in un futuro imminente, ispezionati e collaudati a intervalli regolari apponendo specifiche censure o rimozioni per quelli che vengono valutati come più pericolosi, con la previsione di sanzioni altrettanto pesanti (carcere) per i rispettivi autori. In questo modo, non soltanto i contenuti dei Social Network o le chat, ma anche tutte le piattaforme non convenzionali come ad esempio le console per videogiochi potranno passare sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori.

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento