Open Data: gli obiettivi della Carta Internazionale per l’Italia

Redazione 11/11/15
Scarica PDF Stampa
Lo scorso 29 ottobre il nostro Paese ha deciso di aderire alla Carta internazionale degli Open Data.

Si tratta di un documento che fissa una serie di regolamentazioni e principi, validi su scala globale, che hanno l’obiettivo di agevolare la fruibilità, l’accessibilità, la diffusione e la comparabilità dei cosiddetti “dai aperti”.

L’adesione da parte dell’Italia è avvenuta durante l’OGP Global Summit che si è svolto in Messico. Il meeting, tra gli scopi basilari, aveva quello di promuovere e supportare l’adozione, assai recente, della nuova Agenda 2030 dell’Onu orientata allo sviluppo sostenibile.

La Carta internazionale degli Open Data, oltre a rispondere all’esigenza di facilitare l’accessibilità e la comparabilità dei dati aperti a livello mondiale, abbraccia infatti lo scopo di sostenere l’utilizzo degli open data quali possibili strumenti, oltre che di innovazione, di sviluppo sostenibile.

Seguendo i sei principi base messi nero su bianco dal documento, gli open data dovrebbero essere agevolmente individuabili, di conseguenza accessibili, e consultabili da parte di tutti, contrastando i preesistenti ostacoli di tipo soprattutto burocratico ed amministrativo.

Ai fini di una concreta e spendibile utilità, i suddetti dati aperti devono avere caratteristiche di completezza, accuratezza oltre che garantire un’elevata qualità. Vanno rilasciati in maniera rapida e tempestiva, lasciando in ogni caso la priorità alle consultazioni pubbliche.

L’ideazione e lo sviluppo dell’Open Data Charter, privilegiando un’impostazione partecipativa, sono avvenuti a seguito della Conferenza che si è svolta a Ottawa, nel corso della quale è stata l’ Agenzia per l’Italia digitale (AgID) ad aver rappresentato il nostro Paese a livello mondiale, coinvolgendo personalità della società civile ed esponenti del settore privato.

Nel corso del 2016 i membri dell’Open Data Charter provvederanno a concretizzare tutte le azioni e le strategie pensate per far aderire al documento anche le altre Nazioni e così poter realizzare “pacchetti standardizzati di dati aperti liberamente fruibili”.

LEGGI ANCHE: PA digitale: scatta l’obbligo per la conservazione del registro di protocollo

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento