Periferie e degrado, il piano di recupero del Governo: in palio 200 milioni

Redazione 26/09/15
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Saranno tante le domande che arriveranno da tutta Italia per contendersi, entro il 30 novembre, i 200 milioni di euro messi a disposizione dal Governo per interventi di recupero delle periferie urbane, secondo le direttive che il Senatore a vita, nonché uno degli architetti più stimati al mondo, Renzo Piano ha illustrato nei mesi scorsi mediante i prototipi delle città di Roma, Catania e Torino.

A valutare le richieste si schiera un’eccezionale commissione che includerà rappresentanti dei ministeri di Infrastrutture, Economia, Beni culturali, Affari regionali e Pari opportunità oltre che del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica. Faranno parte dei valutatori anche delegati dell’Agenzia del Demanio, delle Regioni e dei Comuni.

Attraverso uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri verranno scelti i progetti. Seguirà la stesura di convenzioni o accordi di programma con i soggetti promotori dei progetti stessi. Nelle convenzioni o accordi di programma vengono stabiliti severi criteri per la revoca dei finanziamenti in caso di inerzia realizzativa e specifiche modalità per l’attività di monitoraggio degli interventi. Se non si rispetta il protocollo si decade automaticamente dalla lista, venendo assegnati i finanziamenti al successivo progetto presente in graduatoria.

Lo schema di Dpcm per assegnare i 200 milioni stabilisce che la commissione valutante si avvalga anche del «supporto di una segreteria tecnica, che opera presso il Dipartimento per le pari opportunità, composta da personale della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in un numero di componenti non superiore a dieci unità». Si delinea anche una seconda struttura, al riguardo infatti si apprende che «per attività di supporto e di assistenza gestionale alle attività successive alla valutazione dei progetti, il Dipartimento per le pari opportunità può stipulare convenzioni ed accordi con enti pubblici e privati, nell’ambito delle disponibilità finanziarie esistenti».

Un simile sistema, secondo i critici, rischia di somigliare all’apparato valutativo dei progetti del piano città lanciato dal Governo Monti. Piano che,  fin da subito, ha evidenziato pesanti lacune nell’istruzione dei vari progetti. Tra i due meccanismi, tuttavia, rimane una differenza significativa, vale a dire il taglio degli interventi  che, in quest’ultimo caso, è inferiore, restando invece più alto il numero delle iniziative.

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