Renzi contro Ue: “Il taglio delle tasse sulla casa non lo decide Bruxelles”

Redazione 02/09/15
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Il Presidente del Consiglio ha risposto alle indiscrezioni circa il segnale di arresto europeo al taglio delle tasse sulla casa. “L’Ue che si gira dall’altra parte sui migranti pensa di venirci a spiegare le tasse? –ha affermato Renzi- C’è qualcuno a Bruxelles che pensa di mettersi a fare l’elenco delle tasse da tagliare, spero sia stato il caldo, le tasse da tagliare le decidiamo noi, non Bruxelles”. Il 16 dicembre, termine entro il quale gli italiani pagheranno la seconda rata della Tasi, verrà a coincidere secondo il premier con “il funerale delle tasse sulla casa” a rimarcare la tabella di marcia, già preannunciata nei mesi scorsi, che porterà al taglio dell’imposta entro l’anno prossimo.

Sarà la leva del deficit, come confermato nei giorni scorsi dallo stesso Renzi, lo strumento che il governo utilizzerà per coprire lo stop della Tasi sulla prima casa, dell’Imu agricola e sui cosiddetti imbullonatiStando alle fonti del Mef lo scopo prefissato è quello di chiedere all’Europa un’estensione dei margini di flessibilità (nel complessivo quadro di finanza pubblica) con un ulteriore aumento del deficit da inserire tra le coperture della manovra 2016. Il nodo principale resta l’ammontare complessivo di risorse che il governo italiano riuscirà a recuperare dalla flessibilità sui conti. Mentre Renzi parla di 17 miliardi di euro, dal Ministero dell’economia riferiscono che la leva potrebbe aggirarsi tra i 13 e i 14 miliardi di euro.

Attualmente, il governo italiano dispone di 6,4 miliardi di euro già contabilizzati nel Documento di economia e finanza (Def) attraverso l’attivazione della clausola sulle riforme, ai quali si potrebbero poi sommare i circa 6-7 miliardi della prossima trattativa raggiungendo in tal modo poco più di 13 miliardi di euro. Dal governo chiariscono che nei 17 miliardi citati dal premier potrebbero rientrare i circa 4 miliardi che l’Italia ha ottenuto l’anno scorso con la clausola sull’avverso ciclo economico (con lo sconto in termini di taglio del deficit strutturale dallo 0,5 allo 0,25%).

L’obiettivo del governo è quello di appellarsi in Europa a due clausole di flessibilità, quella sulle riforme e quella sugli investimenti, entrambe annunciate dalle comunicazioni di inizio anno della Commissione europea. La clausola delle riforme concede ampi margini: i Paesi che, come l’Italia ha fatto con la riforma del lavoro o della Pubblica amministrazione, portano avanti riforme strutturali possono infatti usufruire della leva dell’indebitamento (sempre restando dentro la soglia del 3% tra deficit e Pil). Questa prima clausola, tuttavia, è già stata utilizzata dal nostro Paese per ottenere i 6,4 miliardi contenuti nel Def. Un ulteriore ricorso risulta possibile, ma limitatamente allo 0,1% del Pil e potrebbe essere invocato solo a fronte di nuove riforme, con il via libera definitivo alla riforma costituzionale. Da questa clausola il governo potrebbe recuperare circa 1,6 miliardi di euro.
La seconda clausola, quella cosiddetta degli investimenti, resta al momento la strada più percorribile permettendo l’innalzamento del debito esclusivamente per attivare nuovi cantieri da cofinanziare con l’Europa (opere pubbliche, investimenti privati e una super Sabatini per i macchinari industriali). Secondo fonti del Mef, attraverso la clausola per gli investimenti, il governo punta a recuperare circa 5,6 miliardi di euro. A tal scopo si sta mettendo appunto per la prossima legge di Stabilità un bonus investimenti per le Piccole e medie imprese che verrà esteso a tutto il territorio nazionale, lasciando vie preferenziali per il Mezzogiorno.

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