Concorso scuola 2015: nuovo bando, addio ai quiz. Ok del governo

Redazione 14/07/15
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Ancora deve entrare in vigore la riforma della scuola appena approvata, che già si inizia a parlare di Concorso a cattedre e delle modalità di svolgimento delle prove che saranno inserite nel bando ormai imminente.

Lo ha messo nero su bianco “La buona scuola”, la legge approvata in maniera definitiva alla Camera venerdì 10 luglio, e in procinto di apparire in Gazzetta Ufficiale: entro la fine del 2015, sarà aperta una nuova selezione per titoli ed esami al fine di individuare migliaia di nuovi docenti, rimasti fuori dalle assunzioni definite dal governo per l’anno scolastico che va cominciando.

La scansione è chiara: 100mila saranno gli assunti, in parte nelle prossime settimane, e in parte nel corso dei mesi invernali, per mezzo di ingressi in organico che saranno confermati poi nel settembre 2016.

Per tutti gli altri abilitati, e si tratta di decine se non centinaia di migliaia di persone ancora in attesa di un posto negli organici del comparto educativo, la strada porta dritto al prossimo maxi concorso che sarà bandito con ogni certezza entro la fine del 2015, per aprire i battenti nei primissimi mesi dell’anno a venire con le prove scritte.

E qui, saranno operative le ultimissime novità, che il Parlamento sta traducendo proprio in queste ore: è di poco fa la notizia che il governo ha dato parere favorevole a un ordine del giorno presentato dalla deputata del Partito democratico Simona Malpezzi proprio sul concorso indetto già nella “Buona scuola”.

Scopo di questa presa di posizione che l’esecutivo ha accolto positivamente, è la decisione ferma di bloccare i metodi di valutazione nozionistica e disciplinare già possedute dagli iscritti una volta che abbiano conseguito laurea o titolo abilitante, come il Tirocinio Formativo Attivo, il Pas, o anche il solo diploma magistrale abilitante e chi ha frequentato invece la Ssis.

A rigor di logica, dunque, dovrebbe essere valutata la reale preparazione didattica degli aspiranti docenti, evitando i tanto temuti quiz spesso utilizzati per sfoltire i numeri dei pretendenti. Resta da vedere, infatti, se i numeri saranno così elevati – come altamente probabile- quale sarà la strada scelta dal governo per valutare l’attitudine dei candidati e, insieme, ridurre drasticamente i numeri del concorso.

Sicuramente, dunque, a mutare pelle dovrebbero essere gli scritti, che nel 2012 erano composti da quattro domande aperte, ovviamente dopo il tanto criticato test preselettivo, utile più agli organizzatori per ridurre il numero degli aspiranti che in quanto verifica del reale apprendimento dei futuri docenti.

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