Def 2014, nel testo la nuova spending review. Consip avanti tutta

Redazione 09/04/14
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Che impatto avrà il Def 2014 sulla spesa pubblica e in particolare nella gestione amministrativa?  Mentre sono allo studio i possibili effetti della cura del governo sull’economia presentata ieri sera a ruota del Consiglio dei ministri, ci si interroga anche sull’impatto delle misure annunciate ieri sera dal premier Matteo Renzi nel comparto della pubblica amministrazione.

Quali saranno le conseguenze del piano di revisione degli investimenti, in particolare sui dipendenti pubblici, che dovrebbero rientrare nel programma di turnover anticipato dal ministro Marianna Madia – diventata, nel frattempo, neomamma – e ieri sera precisato dal presidente del Consiglio in conferenza stampa, è materia ancora oggetto di discussioni.

Il programma di aggressione della spesa pubblica messo sul piatto dal Consiglio dei ministri, ammonta a circa 6 miliardi di euro e segue le indicazioni principali contenute nelle famose slide del commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Per cominciare, a essere aggrediti saranno gli stipendi dei manager pubblici i quali, dopo l’entrata in vigore del tetto dallo scorso primo aprile, viene ora limitato entro il massimo incassato proprio dal presidente della Repubblica. 

Le risorse risparmiate dalla spending review 2014, saranno reinvestite i toto nel comparto del cuneo fiscale, con la confermata misura del taglio dell’Irpef che vale 6,6 miliardi per l’anno in corso e 10 per i successivi, portando in dote i famosi 80 euro in più in busta paga, che in realtà sarà un bonus scaglionato a seconda dello stipendio percepito, e sempre entro i 25mila euro lordi annui. Dai tagli annunciati dal premier Renzi e da Padoan, arriveranno 4,5 miliardi: la quota restante, sarà prelevata sia dal maggior gettito Iva sul pagamento dei debiti della PA, sia, in maniera ancora più significativa, sull’aumento della tassazione per le plusvalenze scaturite dalla rivalutazione delle partecipazioni in Bankitalia dello scorso novembre. 

C’è, poi, il capitolo sanità, certamente quello più controverso, che dovrebbe comportare una riduzione dei costi del Servizio sanitario nazionale pari a un miliardo, intervenendo sulle compravendite svolte tramite Consip e ricorrendo ai costi standard, secondo un piano stimato dal ministro della Salute Lorenzin in 10 miliardi nell’arco di un quadriennio.

Ma è tutto il comparto delle forniture della PA a risentire della cura contenuta nel Documento di Economia e Finanza, con l’allargamento territoriale delle centrali di acquisto sempre della sfera Consip. Al via anche una stretta sui contratti in corso, con eventuali penalizzazioni rivolte agli enti più spendaccioni.

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