Province: in Sicilia non esistono più. Ma non si sa cosa verrà dopo

Redazione 12/03/14
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La regione Sicilia ha deciso che le province non esistono più: ieri, il voto a favore dell’Ars ha cancellato dalle carte geografiche gli enti provinciali dell’isola. A favore, 62 deputati dell’Assemblea regionale.

Nuovo capitolo su questo infinito tira e molla delle province siciliane, avviato circa un anno fa dallo stesso presidente Rosario Crocetta e poi sottoposto a continui ritardi e rallentamenti, un po’ per le divergenze politiche, un po’ per i tempi amministrativi e i colpevoli rinvii di legiferazione che ancora, non affossano definitivamente gli enti provinciali.

E anche questa nuova svolta, non fa eccezione: il rischio, infatti, è che, anche dopo il voto di ieri, nell’arco di sei mesi gli enti possano ripresentarsi, visti i continui ritardi nelle attuazioni già registrati nei mesi scorsi. Si ricorderà, infatti, il pasticcio dei commissariamenti, prorogato a dicembre per scongiurare il ritorno alle urne nel prossimo giugno.
Ora, questi incaricati dovrebbero conservare il proprio ruolo fino al prossimo mese di ottobre, termine entro cui dovrebbe essere entrata in vigore la nuova legge sui consorzi di Comuni, i sostituti veri e propri delle Province momentaneamente “sospese”.

I consorzi saranno nove, esattamente come le Province in via di smantellamento, ma potranno aumentare, mantenendo rigidi i criteri di 180mila abitanti. A guidarli, saranno i sindaci, i quali non percepiranno ulteriori indennità di carica; dunque, i cittadini verranno allontanati dall’elezione dei vertici e i consorzi diventeranno a tutti gli effetti enti di secondo livello. Restano dubbi su funzioni e competenze, la cui disciplina è stata rinviata alla prossima legge in materia.

C’è, poi, un altro punto che rischia di ridisegnare la cartina istituzionale della Sicilia: le Città metropolitane, previste dal ddl Delrio svuota province, momentaneamente costituite solo a Palermo, Catania e Messina, le tre aree a maggiore densità. Questi enti assomiglieranno – forse un po’ troppo – ai consorzi di Corcetta, sia per bacino territoriale, che per le modalità di rappresentanza, definite sempre dalle amministrazioni comunali e non dal corpo elettorale.

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