Vendola e Cancellieri, l’imbarazzo al telefono e le dimissioni inevitabili

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Siamo una Repubblica fondata sul lavoro o sul telefonino? Nelle ultime ore, due carriere politiche di primissimo piano sono in serio pericolo dopo la diffusione di alcune chiacchierate compromettenti: da una parte Anna Maria Cancellieri e, dall’altra, udite udite, Nichi Vendola.

Due personaggi agli antipodi, dai percorsi molto differenti ma che, oggi, si trovano improvvisamente sulla graticola per via di conversazioni quantomeno inopportune che, se al momento non hanno prodotto effetti sul piano giuridico e penale, portano un carico di interrogativi etici tali da avvicinare la fine del loro cammino in politica.

Come un fulmine a ciel sereno, è stata rispolverata dal Fatto Quotidiano una telefonata del 2010 tra il governatore pugliese e Girolamo Archinà, ex responsabile istituzionale dell’Ilva, il famigerato polo siderurgico di Taranto. Il dialogo tra i due è agli atti dell’inchiesta che vede lo stesso Vendola indagato per concussione in concorso con i vertici Ilva, mentre Archinà si trova agli arresti domiciliari.

Nella chiamata che imbarazza il leader di Sel, sono due i punti più compromettenti: a inizio telefonata, Vendola ride a crepapelle per qualche secondo per “lo scatto” con cui il suo interlocutore aveva sottratto il microfono a un giornalista che stava rivolgendo domande sui casi di tumore a Taranto; prima di abbassare cornetta, poi, la premura del governatore pugliese è quella di rassicurare Emilio Riva, proprietario Ilva, che “il presidente non si è defilato”.

Una premura equivoca, che suscita non pochi interrogativi, proprio come l’attenzione reiterata del ministro della Giustizia Cancellieri e dei propri famigliari per la famiglia Ligresti, dopo il suo arresto al completo.

Se, in Parlamento, il ministro della Giustizia aveva negato qualsiasi pressione per ottenere la scarcerazione di Giulia Ligresti, ma di essersi interessata solo per uno slancio di umanità nei suoi confronti, ora la versione pare quantomeno scricchiolare. La diffusione di nuovi tabulati, infatti, racconta come i contatti tra il marito del Guardasigilli e Antonino Ligresti, fratello del patron FonSai,  fossero particolarmente frequenti nei giorni successivi all’arresto: secondo le ricostruzioni, ben nove telefonate in un mese sarebbero intercorse tra casa Cancellieri e la famiglia in manette.

Ieri la Camera dei deputati ha messo in programma la votazione sulla mozione di sfiducia del MoVimento 5 Stelle al ministro Cancellieri: l’arrivo in aula è previsto per mercoledì 20. A questo punto, però, la versione che il ministro ha raccontato in Senato sembra perdere sempre più credito e ora anche dal Pd – che alla Camera ha i numeri per salvare o sfiduciare il ministro – si alza un coro a richiesta di dimissioni. Dopo Matteo Renzi, che aveva reso ufficiale la sua posizione già la settimana scorsa, ora anche l’avversario per la segreteria Gianni Cuperlo non scarta l’ipotesi dell’addio preventivo del Guardasigilli.

Dunque, le telefonate sembrano non lasciare scampo a Cancellieri quanto a Vendola: quest’ultimo, ha definito l’operazione “lurida”  e ha querelare il Fatto quotidiano, ma ormai sembra accerchiato e la sua stella appannata, forse irrimediabilmente. Dall’altro lato, la lady di ferro Cancellieri perde in un colpo tutto il suo appeal istituzionale per le attenzioni verso amici di famiglia nei guai con quella stessa giustizia che dovrebbe rappresentare. Pochi mesi fa, poteva essere eletta il primo presidente della Repubblica donna: oggi, sembra solo protagonista dell’ennesima, brutta pagina tra politica e finanza.

Francesco Maltoni

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