L’ Agenzia per la Coesione territoriale: una prima riflessione

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Guardo alla “nascita” dell’Agenzia per la coesione con cauto ottimismo. Vorrei, per un momento, prendere le distanze da quei discorsi che negli ultimi tempi salutano la nascita dei nuovi organismi, definendoli “carrozzoni” per darne un’immagine immediata della loro inutilità.

Questa Agenzia, era necessaria e prosegue l’ottimo lavoro di Fabrizio Barca al quale deve essere riconosciuto il tentativo, storico e di metodo, di una completa  rivisitazione della materia in chiave europea abbandonando i cosiddetti sistemi all’Italiana che, di fatto, hanno rallentato le potenzialità di sviluppo.

Senza entrare nel merito di quanto è accaduto negli ultimi anni (ci ha gia pensato la Commissione europea!,) è del tutto evidente che l’incapacità amministrativa e gestionale ha polverizzato innumerevoli risorse che potevano cambiare le sorti di molti territori e, in particolare, nel Mezzogiorno costantemente in ritardo nella buona programmazione.

Ma se errare è umano non si può continuare a perseverare e così il Governo  è intervenuto con una decisione forse strutturale per cambiare il corso delle cose.

Prima di entrare, seppur brevemente, nello specifico della decisione la cosa che salta subito agli occhi è il ritardo di questa decisione. Tale provvedimento avrebbe dovuto essere adottato tra i primi atti governativi se non altro perchè il 2014 è dietro l’angolo, ma anche perché non prima del marzo del medesimo anno la neonata  Agenzia potrà avere la sua piena operatività. Sul punto,  molto tempo si è perso nei tavoli di lavoro per l’individuazione delle competenze con il nodo Stato – Regioni che ha di fatto procrastinato il battesimo sulla base di un giudizio “centralista” attribuito dagli enti territoriali agli intendimenti dell’esecutivo. Tuttavia, la disomogeneità dei comportamenti regionali ha prodotto differenti risultati gestionali sicchè la virtuosità necessaria in questi casi ha lasciato il posto ad un’improvvisazione delle procedure che non ha permesso alle possibilità offerte dai fondi di essere volano per l’economia.

Dunque il Governo parla di rafforzamento delle politiche di coesione territoriale e di miglioramento dell’utilizzazione dei Fondi europei aggiungendo che nel quadro dei provvedimenti che riguardano la pubblica amministrazione si inseriscono anche alcune norme che hanno l’obiettivo di rendere più efficace l’uso dei fondi europei, sia dal punto di vista della capacità di spesa che da quello della qualità della spesa stessa, come è stato anche raccomandato dalla Commissione europea. Per rispondere a questa esigenza è necessario potenziare il coordinamento e il controllo sull’uso dei fondi, obiettivi che comportano un rafforzamento della capacità di governo nazionale.A questo fine viene prevista la creazione di un’Agenzia per la Coesione territoriale che svolga tre tipi di funzioni:

  • monitoraggio sistematico e continuo sull’uso dei fondi;

 

  • sostegno e assistenza tecnica alle amministrazioni interessate nella gestione dei programmi, sia attraverso attività di formazione specifica del personale, sia con apposite strutture di sostegno alle amministrazioni, per quanto riguarda in particolare la gestione degli appalti pubblici;

 

  • svolgimento, in alcuni casi bene definiti, di compiti diretti di autorità di gestione tanto per progetti sperimentali, quanto nell’ipotesi di gravi inadempienze e ritardi di alcune autorità di gestione dei programmi, valutati dal Presidente dei Consiglio e dal Ministro per la Coesione territoriale.

La costituzione dell’Agenzia, per il Governo,  è un passo significativo nella direzione del necessario miglioramento dell’utilizzo di risorse strategiche per lo sviluppo del Paese che comporteranno per i prossimi sette anni l’impiego di circa 100 miliardi di euro, includendo le risorse europee e quelle nazionali.

Cosa potrebbe essere allora la nuova Agenzia per la coesione territoriale? La programmazione dei Fondi UE è un fatto molto importante. E’ nel termine stesso di programmazione la chiave di tutto. Di sicuro sinora la gestione di questi fondi, come afferma la Commissione Europea, è stata poco responsabile impedendo di fatto un reale sviluppo dei territori. E non è un caso anche l’annodamento sull’identità del nuovo organismo e sui cosidetti poteri sostitutivi.  Il rischio, come sempre, è quello di una ulteriore struttura con poca chiarezza sul ruolo da svolgere. Un rischio che il Paese non può più correre, anche in relazione ai rimproveri europei relativi all’esigenza di gestire la partita dei fondi UE 2014/2020, poichè purtroppo finora l’Italia si è distinta più per la capacità di spreco che non di utilizzo e questa circostanza ha impedito alla qualità sociale di avere la meglio sulle improvvisazioni e sulle assurde gestioni che hanno alimentato, patologicamente,  i macchinari del consenso.

Antonio Capitano

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