Finanziamento pubblico ai partiti, c’è la proposta per l’abrogazione

Redazione 08/05/13
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Non c’è solo la questione degli stipendi dei parlamentari a tenere banco in queste ore in cui il governo sta rodando i motori. Con i ministri ormai nella pienezza dei poteri e la squadra al completo – viceministri e Commissioni delle Camere incluse – arriva a Montecitorio una proposta di legge per abrogare il finanziamento pubblico ai partiti. Principale firmatario, il deputato Dario Nardella, del Partito democratico, forza politica che ha promosso in autonomia il correttivo sui imborsi elettorali.

Il fatto che proprio alcuni esponenti del Pd – tutt’altro che entusiasti verso l’esecutivo bipartisan – si pronunci a favore dell’abrogazione completa dei finanziamenti rappresenta una vera novità nel panorama politico, dopo che la posizione ufficiale del partito, sotto l’ormai tramontata segreteria Bersani, era quella di osteggiare l’eliminazione dei fondi pubblici destinati alle formazioni in competizione elettorale. Tra le poche voci a favore per l’abolizione, si era registrata quella del sindaco di Firenze Matteo Renzi, che aveva incalzato l’ex avversario Bersani proprio su questo punto nei giorni caldi della ricerca di un’intesa, mai realizzata, con il MoVimento 5 Stelle.

Ora, invece, con il governo Pd-Pdl-Scelta civica ormai in decollo, sono proprio i deputati di centrosinistra a presentare alla Camera la proposta che prevede l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, coniando il nuovo slogan “Scegli tu”. Dietro questa formula, si nasconde il vero intento della riforma, che propende, sì, per la cancellazione del contributo diretto dalle casse di Stato, ma apre alla filosofia dei cittadini finanziatori, che diventano contributori volontari tramite credito d’imposta che preveda incentivi fino al 40%. “Questo progetto di legge parte dall’abrogazione della normativa attuale sul finanziamento pubblico ai partiti – spiega il promotore Nardella – proponiamo di sostituirla con un sistema di contribuzione diretta e lasciamo ai cittadini la possibilità di contribuire ai partiti, una scelta che parte dal cittadino con l’obiettivo di recuperare un rapporto reale tra cittadini e soggetti politici.”

Le donazioni, però, dovranno attenersi a un limite massimo per ogni soggetto partecipante: 10mila euro il tetto prestabilito per i fondi destinati ai partiti dai liberi cittadini sostenitori. “In questo modo – continua Nardella – noi consentiamo comunque la possibilità per il sistema politico di individuare forme di finanziamento”. E non è tutto: con l’introduzione della nuova legge sul finanziamento pubblico,  si cerca di supportare un regime meritocratico, che consenta canali di finanziamento più agevoli per quei partiti più ferrei sulla trasparenza dei conti e che si dimostrino rigidi sull’applicazione di una certa “democrazia interna”. 

Il richiamo, naturalmente, è ai recenti scandali dei tesorieri delle forze più in vista, in particolare ai casi Belsito e Lusi che hanno visto coinvolti i partiti della Lega nord e della Margherita poi confluita nel Pd. La proposta è stata realizzata a tavolino con la consulenza di Francesco Clementi, professore di diritto pubblico all’Università di Perugia: “I partiti non devono aver paura dei cittadini. E quindi devono anche dire che la politica si fa con il denaro. Il punto è dire come si rendiconta.”

A chiosare sul provvedimento presentato alla Camera, il deputato e già viceprsidente Pd Ivan Scalfarotto, che osserva: “Con questo progetto di legge – spiega – il cittadino decide se ne vale la pena finanziare una parte della politica”.

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