Grillo non convincerà Bersani a rinunciare ai rimborsi elettorali

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Grillo alza la posta e invita Bersani a rifiutare i 48.856.037,50 di euro dei rimborsi elettorali previsti per il Partito democratico. E, in pochissimi minuti, su Twitter è boom per l’hashtag #BersaniFirmaQui.

Nuovo round dello scontro a distanza tra Pd e MoVimento 5 Stelle. Questa volta, l’appello arriva proprio dal comico blogger più discusso d’Italia, che, dalle pagine del suo cliccatissimo blog, invita il segretario dei democratici a rinunciare ai rimborsi elettorali previsti dopo le elezioni politiche.

Una scelta, spiega Grillo, che il MoVimento 5 Stelle ha già operato, dicendo no ai  42.782.512,50 euro messi sul tavolo come saldo delle spese sostenute per condurre la campagna elettorale. Per il Pdl, invece, il credito nei confronti dello Stato sarebbe di 38 milioni.

Il MoVimento 5 Stelle, scrive Grillo “non richiederà né i rimborsi per le spese elettorali, né i contributi per l’attività politica”. Insomma, a sentire il leader, il primo partito italiano lascerà nelle casse dello Stato una somma piuttosto ingente, in scia a quanto già operato in Sicilia.

Nell’isola, infatti, il gruppo consiliare guidato da Giovanni Carlo Cancelleri ha, dapprima, respinto ogni forma di rimborso elettorale, arrivando, poi, nel mese di gennaio, a ridurre la propria indennità del 75%, aprendo un fondo di mircocredito a favore della piccola e media impresa.

Grillo, per legittimare la propria decisione, richiama il referendum del 1993, quando venne deciso lo stop al finanziamento pubblico ai partiti, poi reinserito nella prassi sotto forma proprio del rimborso elettorale. 

“Il mio auspicio – scrive il comico – è che tutte le forze politiche seguano il nostro esempio, in particolare il pdmenoelle al quale spetta al quota più rilevante”. A suo dire, le procedure per lasciare allo Stato le quote per i rimborsi elettorali non sarebbero così problematiche: “Non è necessaria una legge, è sufficiente che Bersani dichiari su carta intestata, come ha fatto il M5S, la volontà di rifiutare i rimborsi elettorali con una firma”.

Addirittura, Grillo e il suo staff hanno già predisposto una dichiarazione, con tanto di simbolo del Pd in calce, dove il segretario e possibile incaricato di formare il nuovo governo dichiara di rinunciare ufficialmente al rimborso.

E’, però, il Corriere della Sera  a spiegare perché, molto probabilmente, il Partito democratico non acconsentirà all’invito di Beppe Grillo. E’ notizia di oggi, infatti, come nelle mani di Matteo Renzi  – che recentemente ha spinto Bersani ad aprire al taglio del finanziamento ai partiti – si trovi un dossier sullo stato patrimoniale e finanziario del Pd, al cui libro paga sono iscritti ben 180 dipendenti sul territorio nazionale, alcuni dei quali usufruirebbero anche di un’abitazione foraggiata proprio dal bilancio del partito. Oltretutto, secondo quanto trapela da questo “faldone” sull’agenzia di collocamento-Pd, sarebbero ben 14 le scrivanie occupate all’ufficio stampa, con la sola Rosy Bindi che può contare su tre addetti personali. “Il meno importante dei dirigenti Pd – si legge – ha due segretarie e 3500 euro di stipendio”.

Di fronte a queste cifre è possibile immaginare che Bersani volti le spalle allo stato maggiore del proprio partito, dopo che lo ha appoggiato in massa alle primarie contro Matteo Renzi (107 segretari provinciali contro i 3 a sostegno del sindaco fiorentino)? Naturalmente no.

Dunque, c’è da credere che il candidato premier di centrosinistra resterà insensibile al pressing che sta provenendo anche da Twitter, dove il topic #BersaniFirmaQui è rapidamente schizzato in testa alle tendenze più comuni d’Italia.

Francesco Maltoni

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