Berlusconi ineleggibile anche senza conflitto di interessi?

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Non sono eleggibili ……..coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta”.

Recita così l’art.10, comma 1 del D.P.R. 30 marzo 1957, n° 361.

Secondo l’appello lanciato dalla rivista “Micromega”, tale articolo sancirebbe già oggi l’ineleggibilità al Parlamento dell’on.Silvio Berlusconi. in quanto “concessionario” dello Stato in relazione all’attività televisiva di Mediaset.

La battaglia non è nuova, in realtà. Dal 1994 ad oggi – si legge nello stesso appello on line – i ricorsi dei cittadini elettori puntualmente presentati per far valere tale norma sono stati sempre respinti dalla Giunta delle elezioni della Camera (con un solo voto contrario), con la motivazione che l’articolo 10 comma 1 della legge dichiara in effetti che non sono eleggibili “coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica”, ma chel’inciso ‘in proprio’ doveva intendersi ‘in nome proprio’, e quindi non applicabile all’on. Berlusconi, atteso che questi non era titolare di concessioni televisive in nome proprio”.

Tale interpretazione sarebbe roba da “azzaccagarbugli”, a giudizio di Micromega, considerato che, “come scrisse il presidente emerito della Corte Costituzionale Ettore Gallo, ciò che conta è la concreta effettiva presenza dell’interesse privato e personale nei rapporti con lo Stato”.

Ora MicroMega, non contenta di 19 anni di ricorsi respinti, ha deciso di riprendere quella battaglia, sia attraverso un appello di un gruppo di personalità della società civile (sui cui raccogliere on line le adesioni di tutti i cittadini), sia mettendo a disposizione del pubblico il fac-simile del ricorso, che potrà essere attivato da ogni elettore del collegio senatoriale per il quale opterà Berlusconi.

A che serve riproporre per l’ennesima volta la questione? Domanda legittima, oserei dire condivisibile, se non ci trovassimo in una situazione politica profondamente diversa da quella che caratterizzava i precedenti insediamenti delle Camere.

La prima novità, probabilmente solo formale, riguarda l’organismo che dovrà decidere: poiché – per la prima volta (causa “Porcellum” e l’incertezza del risultato del voto al Senato) – l’on.Berlusconi si è candidato a Palazzo Madama, la questione sarà trattata dalla Giunta per le elezioni del Senato.

La seconda, molto più sostanziale, è che in Giunta siederanno esponenti del Movimento5Stelle, i cui comportamenti sono molto poco prevedibili, soprattutto se si considera tra i primi firmatari dell’appello figurano Dario Fo e Franca Rame (che hanno appoggiato apertamente Beppe Grillo nella sua campagna elettorale) e che una delle prime adesioni è arrivata da quello Stefano Rodotà che sarebbe addirittura gradito ai grillini per ricoprire una delle massime cariche istituzionali vacanti (dalla Presidenza del Consiglio a quella della Repubblica).

La parola passa alla Giuria, anzi….alla Giunta!

Giuseppe Scarpato

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