Esodati; le prime lettere, pensione sicura per 65 mila salvaguardati

Redazione 13/02/13
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Ieri, Mauro Nori direttore generale dell’Inps, ha dichiarato che “le lettere che stanno arrivando in questi giorni ai primi lavoratori oggetto della salvaguardia certificano il loro diritto alla pensione”. Questo dovrebbe allontanare definitivamente tutti i dubbi che si erano addensati nelle ultime settimane sull’entità delle comunicazioni inviate per posta al primo scaglione di 65 mila soggetti compresi nel decreto stabilito lo scorso anno.

“La decorrenza dipende dai singoli casi – ha puntualizzato Norima si tratta di ufficiali certificazioni del diritto”. Nelle prossime settimane prenderà il via l’istruttoria delle altre 55 mila posizioni definite dal secondo decreto, pubblicato nei giorni scorsi sulla Gazzetta Ufficiale.

Nelle riforme delle pensioni che si sono susseguite nel nostro Paese dal ’92 ad oggi, e che, comunque, avevano determinato costi di transizione per lavoratori in procinto di ottenere il diritto al pensionamento, nessuna aveva mai avuto una portata finanziaria e di copertura assicurativa del genere. Alla prima platea di 65 mila salvaguardati verrà erogata una somma di 5,1 miliardi fino al 2020, ed il primo step di quest’anno della spesa previdenziale è rappresentato da 245 milioni.

Questi fondi derivano dalla Riforma Fornero (art. 24 del dl 201/2011 “Salva Italia”) che genera risparmi per 77 miliardi nello stesso periodo in cui verrà erogata la copertura, il dato è stato reso noto dalla Ragioneria generale dello Stato. Dunque considerando il fondo destinato ai 65 mila salvaguardati fino al 2020 i risparmi che la Riforma Fornero permetterà sono 71,9 miliardi, ossia la cifra totale priva dei 5,1 miliardi che fungono da copertura.

Nelle prossime settimane inizierà, ha ricordato Nori, il secondo ciclo di istruttoria per la platea dei 55 mila ex – lavoratori salvaguardati che venne decisa lo scorso mese di luglio, dopo molte settimane di scontri sui numeri forniti dall’Inps e dai sindacati. Il secondo gruppo, che otterrà il diritto alla pensione negli stessi anni del primo (2014 -20), ingloberà una spesa previdenziale complessiva ancora più grande, 4,1 miliardi.

In questa circostanza, le risorse per la copertura provengono dai tagli della spending review (art. 22 del dl 95/2012), quindi non sono erogati fondi provenienti dal medesimo ambito di spesa (le pensioni) ma da tagli sulla spesa delle amministrazioni, che dovranno essere confermati nella loro strutturalità negli anni futuri.

Se ci si sofferma sui ministeri di spesa, i tagli valgono 1,5 miliardi l’anno prossimo (quando per i 55 mila verranno stanziati 190 milioni), 1,5 miliardi nel 2014 (590 milioni per gli esodati-bis) e così via. Se qualora si decidesse, nei prossimi anni, di decurtare quei tagli, saranno inevitabilmente necessarie nuove coperture.

Il terzo gruppo di esodati si inserisce poi nell’ambito della legge di Stabilità (228/2012), si tratta di altri 10.300 soggetti che pure, alla conclusione dell’istruttoria Inps, percepiranno la lettera che suggella il diritto alla pensione. Qui la spesa è inferiore; 554 milioni cumulati entro il 2020, e trova un ulteriore copertura a sé che rientra nel contesto previdenziale.

Le risorse verranno dedotte dalla deindicizzazione, per l’anno 2014, delle fasce di trattamenti pensionistici superiori a 6 volte il minimo. Si tratta, anche in questo caso, di effetti contabili a legislazione vigente su un lasso temporale ampio (8 anni) e quindi esposti al “rischio politico” di altri cambiamenti che, se dovessero giungere, dovranno essere bilanciati per consentire i nuovi diritti acquisiti.

In conclusione la totalità dei 130 mila esodati sono “coperti” solo parzialmente dai risparmi prodotti dalla riforma delle Pensioni da qui al 2020 (77 miliardi) mentre gli altri lo sono mediante interventi diversi la cui natura strutturale va confermata.Questo dato potrebbe sembrare favorevole a quanti sostengono la teoria che oggi sono necessari ulteriori interventi di salvaguardia pensionistica per “risolvere definitivamente il problema esodati”, non tengono conto però che le soluzioni solo previdenziali, per gli esodati, ora con un ammortizzatore sociale attivo e potenzialmente in grado di trovare anche nuovi impieghi nel mercato del lavoro, hanno un costo.

Si tende a dimenticare anche che la riforma Fornero, pur  essendo così dura, ha generato risparmi per soli 77 miliardi in otto anni, in un Paese nel quale i soli oneri annui per gli interessi sul debito pubblico superano quella cifra.

Redazione

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