Spending review 2012: I tagli alla ricerca e l’appello dei docenti a Monti

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Uno degli argomenti più discussi fra quelli inerenti i tagli effettuati dalla manovra della spending review è stato la ricerca. La scelta del ministro Profumo di decurtare il budget destinato ai nostri ricercatori ha suscitato clamore ed un’ eco che stenta a passare; è infatti di oggi un nuovo invito a Monti da parte di una trentina di docenti, fra cui Margherita Hack, Gianni Mattioli e Massimo Scalia, di non tagliare i fondi alla ricerca soprattutto se contestualmente viene proposta una linea di finanziamento per il commercio su gomma.

Sono stati erogati circa 400 milioni di finanziamenti per tir e camion a fronte di un taglio di 210 milioni alla ricerca universitaria italiana, i docenti, dunque, hanno unito la loro protesta anche al movimento ambientalista per eccellenza, Legambiente. La questione d’altronde non è puramente solo economica, incentivare il trasporto su gomma vuol dire anche mettere in preventivo la crescita di emissioni di Co2 e quindi ipotizzare un inevitabile danno ambientale.

azzoneLegambiente, alla luce di questo, propone,”per qualificare non solo a parole la spesa pubblica”, un emendamento al decreto sulla spending review. Sulla stessa linea d’onda si sono posti molti celebri docenti e rappresentanti dell’istruzione italiana, che hanno sottoscritto questa proposta che prevede di salvaguardare l’ambiente e al tempo stesso di promuovere lo sviluppo, soprattutto di matrice intellettuale. In merito ai tagli alla ricerca e alle misure della spending review sull’istruzione abbiamo sentito in una breve intervista il rettore del politecnico di Milano, il prof. Giovanni Azzone che ci ha fornito un prezioso punto di vista sulla spending review poiché vissuta  in prima persona all’interno dell’università italiana.

Come si coniuga il Tfa, quindi l’ accesso per chi lo supererà alle graduatorie, rispetto ai tagli previsti della spending review che puntano a ridurre le supplenze e a cristallizzare gli organici odierni, puntando addirittura sulla riconversione di insegnanti in amministrativi e tecnici?

Credo sia opportuno analizzare questi processi secondo un’ottica di lungo periodo. E’ importante che il TFA consenta di assicurare ai docenti delle competenze adeguate e aggiornate, competenze che potranno essere “spese” ben oltre l’orizzonte della spending review. Starà poi alle nostre istituzioni e alle nostre imprese operare per assicurare una inversione di tendenza rispetto alla crisi che stiamo vivendo, così da creare nei prossimi anni opportunità occupazionali per chi abbia acquisito queste competenze.

Il taglio di oltre il 50% degli insegnanti all’ estero che ripercussioni può avere sull’ immagine internazionale del nostro paese?

Sicuramente negative, anche se credo che l’immagine del nostro Paese dipenda dal complesso delle nostre scelte degli anni scorsi più che non da misure puntuali.

Perché la ricerca è sempre l’ agnello sacrificale quando si tratta di tagli e gestione dei costi? E’ davvero così inevitabile passare per i tagli sugli investimenti di coloro che dovrebbero essere il motore culturale propulsivo dell’ università italiana?

Nella spending review, tutti i settori pubblici sono diventati agnelli sacrificali. Purtroppo, anche questa volta la ricerca non è stata risparmiata; personalmente credo sia stato un errore. Occorrerebbe, invece, proprio in questo settore evitare i tagli lineari, cercando di individuare puntualmente gli eventuali sprechi e, nel contempo, individuando le Aree che è necessario potenziare per assicurare una crescita del Paese.

Le nuove misure per la contribuzione universitaria sono davvero “un omicidio premeditato dell’ università italiana”? Secondo lei sarebbe possibile un’ altra soluzione per creare nuovi introiti per gli atenei?

No, non credo proprio che siano un omicidio premeditato, ma anzi un modo per ripartire in modo più equo il costo della formazione universitaria tra i diversi ceti.

Potendo scegliere cosa andrebbe urgentemente risanato nella scuola e nell’ università italiana, quali sono le decisioni da prendere per non mettere in ginocchio il sistema culturale italiano?

Credo che la decisione principale sia quella di responsabilizzare sempre più le singole scuole e i singoli atenei. Il sistema formativo è troppo complesso per pensare che dal centro sia possibile individuare sistemi omogenei che possano funzionare per realtà sempre più diversificate.

 

Alessandro Camillini

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