Ordinanza About Elly, motore di ricerca responsabile dei contenuti indicizzati

Redazione 27/03/11
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E’ una decisione – sebbene pronunciata in sede cautelare – destinata a far discutere quella resa dalla Sezione Specializzata di proprietà intellettuale del Tribunale di Roma all’esito di un procedimento introdotto da una società titolare dei diritti d’autore su un film contro le società che gestiscono i tre più popolari motori di ricerca al mondo: Google, Bing e Yahoo.

Il Tribunale di Roma, accogliendo – sebbene solo parzialmente – il ricorso proposto dalla società titolare dei diritti d’autore ha, infatti, ordinato a Yahoo di procedere all’immediata disindicizzazione dei link a tutte le pagine relative al film oggetto di contestazione [n.d.r. About Elly] eccezion fatta per quelle del sito ufficiale del film.

Secondo il Giudice, infatti, il gestore del motore di ricerca qualora ricevuta una segnalazione da parte del titolare dei diritti circa il proprio coinvolgimento nell’indicizzazione di contenuti diffusi in violazione dei diritti d’autore non si attivi per disindicizzarli diviene responsabile e ciò anche quando, come nel caso di specie, la segnalazione sia generica non individuando specificamente le URL delle “pagine pirata”.

Nessun provvedimento è stato invece adottato nei confronti di Google Italia e Microsoft Italia in quanto entrambe le due società hanno dimostrato la loro estraneità alla gestione dei servizi di indicizzazione e ricerca.

La decisione – la prima, almeno in Italia, nel suo genere – solleva molti dubbi e perplessità [n.d.r. vedi il precedente articolo di Michele Iaselli su Leggi Oggi].

Innanzitutto il Giudice ha ritenuto raggiunta la prova circa il carattere illecito dell’attività svolta presso le pagine indicate dalla società ricorrente sulla sola base della dichiarazione di quest’ultima e della mancata contestazione della circostanza da parte dei tre motori di ricerca convenuti in giudizio che, tuttavia, evidentemente non disponevano – né avrebbero potuto disporre – di alcun elemento a supporto della liceità o illiceità dell’attività oggetto di contestazione.

A lasciare perplessi è l’idea di poter ordinare ad un motore di ricerca di non condurre più i visitatori su di un certo sito in quanto attraverso esso verrebbe svolta attività illecita senza neppure aver verificato direttamente la natura di tale attività e/o aver invitato il gestore del sito a difendersi.

Egualmente – tra i tanti altri profili che non convincono – lascia perplessi la portata del provvedimento che ora, in attesa del reclamo già annunciato, Yahoo si troverà costretta ad eseguire.

L’assenza, infatti, nel provvedimento di qualsivoglia riferimento ad uno specifico elenco di URL da bloccare fa sì che Yahoo sia obbligato a bloccare tutte le pagine contenenti certe keywords individuate, peraltro solo a titolo esemplificativo, nel corso del procedimento, con la conseguenza che, in esecuzione dell’ordine del Tribunale, nei prossimi giorni, centinaia di pagine di recensione del film, migliaia di post sui blog di centinaia di migliaia di utenti della Rete e migliaia e migliaia di pagine di contenuto diverso diverranno, sostanzialmente, irraggiungibili attraverso Yahoo.

Il diritto di fare impresa di milioni di utenti e quello di manifestazione del pensiero si ritroveranno così calpestati e travolti in nome di un’inaccettabile forma di tutela dei diritti d’autore.

Qui l’ordinanza del Tribunale di Roma.

Redazione

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