Toto Quirinale: pro e contro Anna Finocchiaro presidente

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Manca meno di una settimana, e poi si alzerà finalmente il sipario sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Ogni sera, ormai, i servizi dei telegiornali traboccano di potenziali candidati alla successione di Giorgio Napolitano, mentre i partiti tramano più o meno segretamente alla ricerca del nome giusto.

Le recenti evoluzioni sulla scena politica, con l’accordo rinnovato e mai così saldo tra il premier Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, ha indubbiamente rafforzato l’asse tra i leader di Pd e Forza Italia. Ogni strada alternativa, quella che porterebbe la maggioranza a concordare un nuovo Capo dello Stato con il MoVimento 5 Stelle, sembra, al momento, molto remota.

La ritrovata sintonia tra Renzi e Berlusconi, con la presentazione dell’emendamento Esposito, che va a riscrivere per l’ennesima volta i connotati della futura legge elettorale, sembra garantire che saranno proprio loro due a scegliere il nuovo presidente, malgrado i mal di pancia nei due gruppi parlamentari.

Se la maggioranza per prevalere ai primi tre scrutini sembra un miraggio, Renzi e Berlusconi, con i propri fedelissimi, avrebbero tutti i numeri a proprio favore dal quarto turno di votazione, quando il quorum per l’elezione del nuovo Capo dello Stato scenderà al 50%+1 dei grandi elettori, cioè 506 preferenze. Un traguardo che, con i soli fedelissimi del patto del Nazareno, più i centristi e il gruppo misto, appare tranquillamente alla portata della coppia, apparentemente inossidabile, Renzi-Berlusconi.

In una partita a carte come quella del Quirinale, però, le sorprese sono sempre dietro l’angolo e non è da escludere che il Cavaliere abbia ingoiato senza protestare il maxi canguro sull’Italicum, per avere maggiore voce in capitolo sul candidato al Colle, con sviluppi a tutt’oggi imprevedibili. Vedremo.

Pro e contro Anna Finocchiaro

Quel che è certo, è che, se questa volta ci sarà un cambio di genere al vertice dello Stato, la responsabilità sarà tutta nel nome di Anna Finocchiaro. Dopo aver ricoperto il ruolo di capogruppo in Senato nella passata legislatura, l’esponente siciliana del Pd è rimasta in penombra e, oggi, non pochi sono disposti a scommettere che, tra circa una settimana, passerà alla storia come primo presidente donna (anche se questa non dovrebbe certo rappresentare una notizia).

Perché sì. Anna Finocchiaro ha le caratteristiche del candidato ideale per svariate ragioni. Nella sua lunga carriera istituzionale, non ha mancato di riscuotere apprezzamenti sull’avverso fronte berlusconiano, con il grande feeling verso i vari Renato Schifani – ora Ncd – e Gianni Letta. In proposito, un presidente della Repubblica come Anna Finocchiaro sarebbe gradito al Cavaliere anche per la sua avversità a procedimenti che potrebbero mettere a repentaglio sia il cammino politico dell’ex premier, che le sue stesse aziende. Per lui, l’ok ad Anna Finocchiaro sarebbe una decisione tutt’altro che sofferta e la sua elezione sarebbe il suggello definitivo al patto del Nazareno, che sarebbe blindato fino al 2018, quando scadrà la legislatura.

Perché no. Il nome di Anna Finocchiaro emerse già due anni or sono, quando il Parlamento si dimostrò incapace di eleggere il successore di Napolitano, chiedendo il secondo mandato straordinario al presidente uscente. Nell’occasione, l’allora giovane leader sconfitto alle primarie Matteo Renzi, bocciò sonoramente l’accostamento della senatrice piddina al Quirinale, ricordando l’episodio della sua contestatissima spesa all’Ikea con tanto di scorta. La replica della diretta interessata non si fece attendere e arrivò a definire l’attacco di Renzi “miserabile, per toni e contenuti”. Insomma, sarebbe quantomeno curioso che a distanza di meno di due anni, con il giovane ex scapestrato nel ruolo di premier, tra i due sia improvvisamente sbocciata una simpatia così forte. A ben vedere, un nome come la Finocchiaro non converrebbe in primis proprio al presidente del Consiglio, che finirebbe per rinnegare la battaglia della rottamazione definitivamente, portando al Colle un’esponente di quello stesso apparato a cui muoveva guerra sino a pochi mesi fa.

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Francesco Maltoni

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