Tasi 2014, rinvio al 16 ottobre: il governo coprirà metà importo

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Tasi 2014, ormai è deciso: chi non ha deliberato l’aliquota potrà far slittare il pagamento dell’acconto al 16 ottobre prossimo. Lo stabilisce l’emendamento al decreto Irpef attualmente in discussione al Senato, che leggioggi.it può proporre ai propri lettori in via esclusiva nella sua stesura originale.

EmendamentoTasi

 

“Nel caso di mancato invio delle deliberazioni di approvazione delle aliquote entro il predetto termine del 23 maggio il versamento della prima rata sulla Tasi è effettuato entro il 16 ottobre 2014”. Così, il decreto Irpef che oggi dovrebbe venire approvato dall’aula di palazzo Madama, risolve la grana Tasi.

Nelle scorse settimane, infatti, molte amministrazioni, alle prese con le elezioni o con un “dimenticanza”, non hanno ufficializzato le nuove aliquote della tassa sulla prima casa che andrà a sostituire l’Imu. Nel complesso, il 70% dei Comuni, circa seimila in totale, hanno mancato l’appuntamento con l’obbligo di delibera sulle nuove aliquote in riferimento alla parte della Iuc, la nuova imposta unica sui Comuni, che vede al centro il possesso di un immobile utilizzato come abitazione principale.

C’è, poi, un’altra scadenza che viene fissata dall’emendamento introdotto in Commissione Bilancio al Senato, prima dell’approdo in aula del decreto che contiene il bonus degli 80 euro in busta paga promesso dal premier Matteo Renzi: quella del 10 settembre.

Entro quella data, infatti, andrà definita l’aliquota anche in quei territori interessati dalla proroga al 16 ottobre. In caso di nuova mancata comunicazione, però, stavolta non ci saranno rinvii: sarà infatti applicata la base imponibile dell’1 per mille, e il versamento verrà richiesto in forma integrale entro il 16 dicembre 2014.

Di particolare importanza, a questo punto, l’anticipo che verrà garantito dalle istituzioni centrali a quei Comuni dove l’aliquota non è stata deliberata in tempo per il primo acconto del 16 giugno. Lì dove la scadenza viene spostata al 16 ottobre, allora, il governo si impegna a versare nel Fondo di solidarietà comunale il 50 percento del gettito annuo con aliquota al valore base.

Francesco Maltoni

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