Povero Silvio, costretto a bluffare sulle europee per oscurare Renzi

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La definizione giusta, questa volta, l’ha fornita Nichi Vendola a La Stampa: “Renzi mi fa sentire inattuale”. Mentre ancora resta da soppesare la reale portata degli interventi del governo in politica economica, sul fronte dell’immagine e della comunicazione, non ci sono dubbi: il ciclone Renzi sta spazzando via tutti i protegonisti della scena politica degli ultimi anni, meno, forse, Beppe Grillo.

E’ sufficiente qualche minuto di zapping serale: in ogni talk show, ogni programma di approfondimento, ogni rubrica televisiva, il faccione di Renzi è ormai costantemente sullo sfondo dei commentatori in studio.

Che si discuta del Jobs Act, oppure delle voci su nuovi prelievi alle pensioni, o, ancora, la decisione della moglie Agnese di prendere l’aspettativa dal lavoro e seguire Matteo a Roma, ormai il ritornello è “Renzi, Renzi, Renzi”. Qui non si tratta solo dell’agenda del premier che, com’è naturale, occupa i titoli di telegiornali e le discussioni nelle tribune televisive. Per la prima volta da vent’anni, siamo forse di fronte alla prima, concreta rottura di paradigma.

E’ cambiata la gerarchia dei notiziari: se, in precedenza, anche dall’opposizione, qualsiasi mossa di Silvio Berlusconi otteneva l’eco di un cataclisma, ora anche il Cavaliere è costretto a gesti eclatanti pur di rivendicare il proprio spazio. E tutto ciò, a dispetto dell’arsenale mediatico di cui dispone, che non ha eguali nel mondo occidentale, che lo ha aiutato non poco a perpetuare la propria immagine a dispetto dei mille scandali.

Sulla reale volontà di candidarsi alle elezioni europee da parte del Cavaliere, infatti, sembrano non credere neanche i fedelissimi: il fido Toti si arrabatta alla ricerca di un microfono per ribadire l’accanimento contro il leader dei moderati, ma il bluff è troppo facile da scoprire.

Reale obiettivo di Forza Italia e di Berlusconi è, infatti, spezzare questa attenzione generale verso le singole mosse del premier, che ormai sta monopolizzando il dibattito politico in lungo e in largo. Non è solo questione di contenuti, come ha dimostrato l’accoglienza riservata allo strumento delle slide – a proposito, chi lo ha criticato, forse, non ha chiaro come funzioni nelle aziende quando l’amministratore delegato arringa soci, clienti e dipendenti sullo stato del business – ma di piena colonizzazione da parte del personaggio Renzi del sistema di comunicazione, al punto che anche le vicende di Berlusconi, processi e similari, passano finalmente in secondo piano.

Resta, al momento, solo l’isola di internet, dove, peraltro, il premier e il suo staff sono tutt’altro che dei pivelli. Qui, solo il MoVimento 5 Stelle riesce a tenere testa alla sfrontatezza le presidente del Consiglio, che tra un tweet alle 6:30 del mattino e rivelazioni sui direct message ricevuti da Gerry Scotti, riesce comunque a concentrare su di sé le attenzioni di buona parte del web.

Ecco, allora, che, per il prossimo futuro, la competizione sembra ormai orientata a una sfida a viso aperto tra Renzi e Grillo, con il centrodestra in macerie, diviso tra il sostegno al premier di Alfano e i deliri postumi di Berlusconi decaduto e condannato, che sa benissimo come, il prossimo 10 aprile, con l’udienza sull’affidamento ai servizi sociali, la sua candidatura a Strasburgo si rivelerà solo fumo negli occhi.

Insomma, se sull’efficacia comunicativa del presidente del Consiglio rimanevano pochi dubbi, con lo stilnovo inaugurato in questi giorni a palazzo Chigi, è accertato che si tratta del migliore cavallo di razza partorito dal centrosinistra negli ultimi vent’anni. Tutt’altro paio di maniche, poi, è la concretezza di governo, piano sul quale Renzi si sta giocando la complicata partita della nomina a premier senza il passaggio del voto: un terreno su cui tutti, Grillo in testa, lo attendono al varco nei prossimi mesi.

Francesco Maltoni

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