Suicidio in tempo di crisi: Montepaschi e Perugia due casi eclatanti

Letizia Pieri 07/03/13
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Ogni periodo di crisi, si sa, lascia alle spalle tracce indelebili di deturpante instabilità. La storia del XX secolo fino ai nostri giorni ha segnato il passaggio di tre distinte crisi economiche, disseminando tracce collaterali devastanti. La prima che si ricorda è quella del 1929, la seconda risale alla fine degli anni ’90, la cosiddetta “la crisi delle tigri asiatiche”, per giungere infine alla più recente del 2008, scoppiata in territorio USA nell’estate 2007 con il crollo dei subprime, e di cui si faticano a cancellare gli strascichi.
Gli avvenimenti testimoniano come uno dei più rilevanti prodotti della crisi sia da sempre l’innalzamento del tasso dei suicidi, legato sì alla deficienza delle fonti di lavoro e reddito, ma anche e soprattutto alla paura di non trovare più alcuna prospettiva.

L’ondata di crisi del 2008 si è abbattuta con fragore in tutto il continente europeo, ferendo imprenditori, operai, famiglie e giovani. I Paesi più colpiti dalla crisi (Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda), ponendo  in essere regimi di risanamento politico e di austerità, hanno censito una crescita esponenziale della disoccupazione con conseguente aumento dei suicidi. Il caso più emblematico rimane quello ellenico, dove in principio al tracollo finanziario si registrava il più basso tasso di suicidi in Europa (2,8 per 100.000 abitanti) , e oggi, come riferito dai tabulati del Ministero della salute greco e delle ONG, il numero di suicidi è accresciuto del 40% (6 per 100.000 abitanti nel 2011). Riscontri confortanti non arrivano certo dagli altri fronti, Italia compresa. Stando ai dati trasmessi dall’ultimo rapporto ISTAT il versante nostrano esibisce un netto aggravio della situazione generale, dove l’accrescimento del tasso di disoccupazione unitamente all’aumento della disoccupazione su base annua, hanno fatto drammaticamente impennare il picco dei suicidi (tentativi inclusi).

Ciò che ha contrassegnato il fenomeno suicidiario, così come sintetizzato dall’Eures, è la potenza del legame bidirezionale instauratosi tra esso e la crisi economico-occupazionale. A conferma di ciò intervengono le cifre: tra il 2008 e il 2012 i suicidi cagionati da ragioni di ordine economico sono aumentati del 24,6%, si contano al momento ben 357 suicidi compiuti da disoccupati, con una crescita esponenziale del 37,3% rispetto ai 260 episodi del 2008. La maggior parte dei casi ha come protagonisti individui espulsi dal mercato del lavoro e persone in cerca di occupazione. All’impietosa schiera dei volti suicidi la cronaca corrente ne aggiunte un altro. Il nome è quello di David Rossi, il volto corrisponde al responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena.

Sul drammatico impasse che sta atrofizzando lo storico istituto creditizio si estende dunque la tragedia di un uomo che, disperato, si è gettato dal terzo piano della sede di Mps a Rocca Salimbeni. L’ambito dell’inchiesta su Montepaschi, il 19 febbraio scorso ha allargato il raggio della perquisizione all’ufficio a all’appartamento di Rossi, mantenendo tuttavia il dirigente estraneo al registro degli indagati. Spetterà ora agli inquirenti trovare una spiegazione plausibile per l’eclatante gesto. La partenza della pista si è orientata verso l’esame dei due biglietti recuperati nel cestino accanto alla scrivania dell’ufficio di Rossi: su entrambi lo stesso messaggio ‘naif’ diretto alla moglie: “Ho fatto una cavolata”. Si ipotizza la stesura mancata di una lettera completa.

Si tratta dell’ulteriore sintomo di un malessere generale, ed estremizzato, derivante dall’impossibilità di vedere un futuro sostenibile per se stessi e la propria famiglia. L’inettitudine ad uscire dalla spirale nera, minando la tranquillità dei singoli, sfocia in conclusioni negative per gli equilibri mentali, e in alcuni casi di peculiare fragilità, alterando anche quelli ben più vasti della società. Evidenza sintomatica del baratro di precariato in cui sembra sprofondare il Paese è anche l’episodio di Perugia. L’uomo coinvolto è Andrea Zampi, imprenditore titolare di un’azienda di formazione del settore moda. A seguito del rifiuto da parte della Regione circa la richiesta di accreditamento che gli avrebbe consentito un finanziamento di centomila euro, Zampi ha deciso di punire il sistema, uccidendo a colpi di pistola sotto gli occhi esterrefatti dei presenti le impiegate Margherita Peccati e Daniela Crispolti, per poi rivolgere l’arma verso se stesso e così togliersi la vita.

E’ una tragedia immane, frutto di un clima orribile legato all’attuale momento economico“, ha commentato ieri, subito dopo il fatto, il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali. Sconcerto giunge anche dalle rappresentanze sindacali “Ribadiamo l’esigenza di contrastare il crescente clima di criminalizzazione del lavoro pubblico, mettendo al contempo in atto tutte le azioni possibili e necessarie per combattere gli effetti sociali devastanti della crisi economica e arginare il clima di tensione montante nel Paese” hanno chiarito il segretario regionale della Cgil Umbria, Mario Bravi, e il segretario della Fp-Cgil, Vanda Scarpelli. Alla luce degli ultimi eventi, affiora vivida la constatazione che rivela come la nostra società, vincolata così fortemente ad un sistema speculativo che non lascia scampo, vada radicalmente corretta.

Il cittadino abbandonato alla legge del più forte assume i costi, i più temibili, dell’inadeguatezza a garantire una vita equa, diventando, sempre più spesso, un aggravante anche sociale in termini di incapacità lavorativa e mancanza di reintegrazione stabile.
Il bacino che misura povertà e miseria espande i propri margini nelle zone ‘alte’ del globo, ritemprando il disfacimento della classe media, che soprattutto in Italia ha da sempre costituito il tessuto sociale connettivo più importante. La  IASP (International Association for Suicide Prevention), in collaborazione con la WHO e l’OMS, ha dimostrato che soltanto i Paesi dotati di politiche di welfare stabilizzate e rinnovate detengono le tangibili capacità per superare le crisi, rallentando il tasso dei suicidi, e garantire così anche ha chi ha perso le speranze l’appiglio per un futuro migliore.

 

 

Letizia Pieri

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