Volkswagen, dieselgate: quale futuro per le nostre auto della casa tedesca?

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In questi giorni il dieselgate Volkswagen è costantemente in prima pagina di tutte le testate giornalistiche. Esso riguarda una questione ambientale, correlata alle emissioni nell’aria dei famosi gas di scarico.

Certamente da parte della casa tedesca vi è un danno economico importante, sia sotto l’aspetto della economia di scala che quello del danno all’immagine. Le vendite sono state bloccate ad hoc per non registrare ulteriori dati negativi.

Ma analizziamo alcuni altri aspetti che più preoccupano i già clienti della Volkswagen, prima tra tutti cosa costa a rimettere in regola l’autovettura.

Secondo la casa madre il costo è pari a 0 (zero), infatti, chi possiede un’auto tra quelle che rientrano nella già citata fattispecie, ovvero con la centralina modificata per falsare i risultati sui rilevamenti delle emissioni, non dovranno sostenere alcuna spesa per adeguarla alle normative.

Tutti gli interventi saranno a carico di Volkswagen è quanto riferito dal capo del marchio Herbert Diess, il quale ha dichiarato di essere al lavoro per trovare una soluzione, sebbene ancora non si sa quale sia.

Si deve anche riportare altri dati, stiamo parlando di 11 milioni: il numero di veicoli presumibilmente coinvolti nel Dieselgate, 60 milioni: di euro, la buonuscita che si intascherà Martin Winterkorn, l’AD di Volkswagen dimessosi dopo l’imbarazzante ammissione di colpa e 18 miliardi: di dollari, la multa che rischia negli Stati Uniti l’azienda tedesca (più o meno pari al risarcimento danni che ha pagato BP per il disastro della Deepwater Horizon).

Questi numeri rientrano in uno “scandalo” ambientale/economico che indirettamente potrebbero coinvolgere anche una svalutazione delle auto.

Il condizionale è d’obbligo in questa fase, difficile stimare se vi sarà una svalutazione ma certamente in questi giorni la risposta potrebbe arrivare non solo dai tecnici  della casa tedesca ma anche dagli economisti.

Ma viene da chiedersi, gli ingegneri di Wolfsburg hanno messo a punto un trucco semplice e geniale, utilizzando dei sensori installati ad hoc nelle vetture al fine di evadere la composizione dei gas di scarico fosse coerente con i requisiti di legge, che in pratica consisteva in un’applicazione del software illegale, battezzata “defeat device”, dispositivo di elusione, restava silente e disattiva durante il normale funzionamento del motore ma veniva eseguita solo durante i test di verifica e di omologazione.

Esso modificava le mappature e le informazioni fondamentali per il funzionamento del motore che arrivano anche da sensori.

In questi giorni Pietro Boggia, Principal Cunsultant automotive di Frost & Sullivan, società globale di consulenza per lo sviluppo economico di impresa, ha dichiarato che : ‘‘per non perdere la propria quota di mercato a vantaggio di altri costruttori, Volkswagen potrebbe dare il via ad una guerra dei prezzi che, coinvolgendo per forza di cose tutti i costruttori, favorirebbe a breve termine i consumatori. Quello che nessun costruttore può permettersi è di compromettere l’immagine del valore residuo del veicolo, soprattutto in un mercato dell’auto in cui la propensione all’acquisto delle nuove generazioni è in discesa. Quindi a Volkswagen conviene perdere un po’ di margine ma mantenere la quota di mercato. Certo questo avrà un impatto sul conto economico”.

Escludiamo che vi sia una violazione alle norme sulla revisione, in quanto le auto con la centralina “truccata” risultano perfettamente legali e omologate, come pure il blocco della circolazione delle stesse, come già detto in precedenza la casa automobilistica Volkswagen ha già detto che risolverà il problema e che tutte le vetture “con il trucchetto”, dunque, verranno regolarizzate.

Una cosa è certa, il ministro dei trasporti tedesco ha annunciato che Volkswagen ha ammesso che il problema legato alle auto “truccate” non riguarda solo i modelli venduti negli Stati Uniti, ma anche diverse automobili vendute in Europa, come era già stato ipotizzato dagli analisti nei giorni scorsi. Sempre giovedì, la procura di Torino ha avviato un’inchiesta sul caso Volkswagen su iniziativa del pubblico ministero Raffaele Guariniello, in collaborazione con i carabinieri del NAS, per quanto riguarda i veicoli in circolazione in Italia. Non risultano esserci iscritti nel registro degli indagati, dice La Stampa, ma tra le ipotesi di reato c’è la frode in commercio.

 

Girolamo Simonato

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