Ma i numeri ‘del giorno’ sono quelli, spaventosi quasi come i gradi della scala Richter, lanciati da Confindustria sulle conseguenze che il sisma provocherà a livello industriale: cinquecento aziende danneggiate, diecimila lavoratori che rischiano la cassa integrazione. Secondo Giorgio Squinzi, presidente degli Industriali Italiani, c’è il serio rischio di uno stop produttivo di 4-6 mesi nelle zone colpite. “Ed è un area che produce un po’ più dell’1% del nostro Pil, una minaccia per una filiera importante. Rischiamo di perdere qualche frazione di prodotto interno lordo soltanto a causa del terremoto”.
La recessione, che di certo non aveva bisogno di una ‘mano’, si fa ancor più dura pensando che queste cifre potrebbero pure dimostrarsi ottimistiche se è vero che nella sola Provincia di Ferrara i lavoratori in cassa integrazione sono già 2.500, e altrettanti sono stati registrati nei primi giorni del sisma a Mirandola (settore biomedicale). E mentre si spinge per cercare aiuti dalla Cassa Depositi e per trasferire alcune aziende nelle zone più sicure, Gaetano Maccaferri (Confindustria Emilia-Romagna) sostiene che i 2.5 miliardi di sostegno ipotizzati dal Governo “non sono sufficienti nemmeno per la metà del territorio. La sospensione fiscale dovrebbe essere estesa fino a giugno 2013”.
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