Taglio cuneo fiscale e premi produttività: cosa cambia nel 2023

Paolo Ballanti 04/11/22
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Taglio cuneo fiscale, incentivi all’occupazione e aiuti alle famiglie grazie ad un rafforzamento del welfare aziendale e delle misure di esenzione sui fringe benefit. Quelle appena citate sono alcune delle priorità in materia di lavoro e fisco che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato nel suo discorso alla Camera dei deputati lo scorso 25 ottobre, come parte integrante del programma di governo.

Nel suo intervento a Montecitorio, il premier si è concentrato su altri temi che faranno parte dell’agenda dell’esecutivo, alcuni di questi oggetto di recenti interventi legislativi. Si pensi, ad esempio, alla conciliazione vita – lavoro, interessata dal Decreto – legislativo 30 giugno 2022 numero 105 “Attuazione della direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza”, che ha modificato la disciplina in materia di tutela della maternità, della paternità e dell’assistenza ai familiari.

Spazio poi ad argomenti anche di stretta attualità, come la prevenzione delle morti sul lavoro, la revisione del sistema pensionistico (con il rinnovo delle misure in scadenza a fine anno) e il futuro del Reddito di Cittadinanza.
Analizziamo gli argomenti in dettaglio.

Indice

Taglio cuneo fiscale: il programma del governo Meloni

L’obiettivo dell’esecutivo Meloni, come annunciato dal premier nel suo intervento alla Camera, è “intervenire gradualmente per arrivare a un taglio” del cuneo fiscale di “almeno cinque punti”.
La misura contribuirà, ha continuato Meloni, ad alleggerire il carico tributario per le imprese e “aumentare le buste paga” dei lavoratori.

L’eccessivo carico fiscale rappresenta infatti uno dei “principali ostacoli alla creazione di nuova occupazione e alla competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali”. Aziende e lavoratori chiedono da tempo “come priorità non rinviabile, la riduzione del cuneo fiscale e contributivo”, ha concluso il premier.
Proprio il tema della riduzione del cuneo fiscale ha spinto negli ultimi anni il legislatore ad introdurre una serie di misure, tra cui:

  • Il trattamento integrativo (ex “Bonus Renzi”) pari a 100 euro medi mensili (previsto dal Decreto – legge 5 febbraio 2020 numero 3);
  • L’ulteriore detrazione, anch’essa introdotta con il D.L. numero 3/2020 e recentemente abrogata dalla Manovra 2022;
  • La riduzione dei contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti, eccezionalmente prevista per il solo anno 2022, pari allo 0,80% sino al 30 giugno scorso, salvo poi passare al 2% per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre prossimo.

Taglio cuneo fiscale: incentivi all’occupazione

Nel programma del nuovo governo non manca l’attenzione agli sgravi legati all’assunzione di manodopera. Il concetto espresso dal premier è “incentivare le aziende ad assumere” con un meccanismo fiscale “che premi le attività ad alta densità di lavoro”.

In estrema sintesi, il meccanismo si tradurrebbe in “Più assumi, meno paghi” ma, ovviamente, questo “non deve far venire meno il necessario sostegno all’innovazione tecnologica”, ha concluso Meloni.

Taglio cuneo fiscale: finge benefit, premi di produttività, welfare

Un altro capitolo del programma di governo riguarda le “misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie”. Qui si inseriscono gli interventi su:

  • Riduzione delle imposte sui premi di produttività;
  • Innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei fringe benefit;
  • Potenziamento del welfare aziendale.

Sul primo aspetto, la situazione attuale vede l’applicazione di un’imposta sostitutiva di IRPEF, addizionali regionali e comunali, pari al 10%, entro il limite di importo complessivo di 3 mila euro (elevati a 4 mila euro per le realtà che coinvolgono pariteticamente i lavoratori). I prossimi mesi saranno decisivi per conoscere le scelte dell’esecutivo Meloni: se queste andranno verso un abbattimento dell’aliquota o un alleggerimento dei requisiti attualmente richiesti per accedere alla misura di favore.

Per quanto riguarda poi i fringe benefit la disciplina ordinaria prevede che non concorre a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati, anche con l’utilizzo di appositi voucher, se complessivamente non supera, nel periodo d’imposta, euro 258,23. Quest’ultimo valore è stato eccezionalmente aumentato a 600,00 per il 2022. Peraltro, sempre con riferimento all’anno corrente, il limite citato comprende anche le somme riconosciute dall’azienda per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, luce e gas.

Contrasto agli incidenti sul lavoro

Un fenomeno spesso balzato agli oneri delle cronache nei mesi precedenti è quello delle morti sul lavoro.
L’esigenza, in questo caso, afferma il premier, non è “introdurre nuove norme, ma garantire la piena attuazione di quelle che esistono”. Serve in particolare “colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze richieste dal mercato del lavoro”, grazie a “percorsi formativi specifici” ed una formazione “scolastica e universitaria più attente alle dinamiche del mercato del lavoro”.

Conciliazione vita-lavoro

Una fetta importante del discorso di Meloni alla Camera ha riguardato la famiglia. Il nostro paese ha ricordato il primo ministro, nel 2021 “ha registrato il tasso di nascite più basso dall’Unità d’Italia ad oggi”.
Ecco allora la necessità di un “piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società”.

L’impegno dell’esecutivo in tal senso è diretto non solo ad aumentare gli importi dell’Assegno Unico ed aiutare le giovani coppie ad ottenere un mutuo per la prima casa, ma altresì “incentivare l’occupazione femminile” visto che “i progetti familiari vanno di pari passo con il lavoro”.

L’obiettivo è premiare le aziende che adottano politiche efficaci per conciliare i tempi casa – lavoro, sostenendo inoltre i Comuni “per garantire asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici”.

Pensioni nel programma del governo Meloni

Sul tema delle pensioni, la priorità del nuovo governo è, nel breve periodo, garantire con la prossima legge di bilancio, il “rinnovo delle misure in scadenza a fine anno”, così da “facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale”.

All’orizzonte si profila poi la costruzione di un “sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo”. Quella che il premier definisce come una “bomba sociale che continuiamo a ignorare ma che investirà in futuro milioni di attuali lavoratori, che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli già inadeguati che si percepiscono attualmente”.

Lavoratori autonomi

Nel programma dell’esecutivo Meloni non manca l’attenzione ai lavoratori autonomi e, soprattutto, a coloro che “non si sono più rialzati dopo la pandemia”. A loro, ha proseguito il premier, che sono stati “spesso e, ingiustamente, trattati come figli di un Dio minore, vogliamo riconoscere tutele adeguate e in linea con quelle giustamente garantite ai lavoratori dipendenti”.

Povertà e lavoratori fragili

Nel discorso alla Camera il premier ha ricordato che esiste, in Italia, un “tema di povertà dilagante che non possiamo ignorare”. L’intenzione dell’esecutivo è quindi quella di “mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico”. A loro, ha promesso Meloni, non sarà negato “il doveroso aiuto dello Stato”.

Reddito di Cittadinanza

Nelle dichiarazioni programmatiche del 25 ottobre 2022 ha trovato spazio il tema del Reddito di Cittadinanza, prestazione introdotta con Decreto-legge del 28 gennaio 2019 numero 4, quale misura di contrasto alla povertà, finalizzata al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale.

Il premier Meloni ha sottolineato che, per quanti sono in grado di lavorare, la soluzione “non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo”. Per come è stato pensato e realizzato, ha sottolineato il primo ministro, il “RdC ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per sé stesso e per la sua famiglia”.

Paolo Ballanti

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