Stipendi 2026, come funziona la detassazione degli aumenti. Esempi e simulazioni

Paolo Ballanti 22/10/25
Allegati

In tema di stipendi, l’IRPEF e le addizionali regionali e comunali sulle retribuzioni non conoscono differenze tra la paga base già spettante al dipendente e gli aumenti derivanti dai rinnovi dei contratti collettivi.

Nell’ottica di proteggere gli adeguamenti salariali dall’aumento del costo della vita il disegno di legge di bilancio per l’anno 2026 prevede un “regime fiscale agevolato sui rinnovi contrattuali”, come rende noto il comunicato stampa diffuso a margine del Consiglio dei ministri dello scorso 17 ottobre.

Stando alla bozza del DDL la soluzione dell’Esecutivo è quella di prevedere un’imposta sostitutiva sui rinnovi contrattuali, in deroga all’applicazione degli scaglioni IRPEF.

Analizziamo la novità in dettaglio, cercando di capire come cambia l’aumento degli stipendi dal 2026.

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Indice

Le novità sugli stipendi previsti dalla Legge di bilancio 2026

Al fine di favorire l’adeguamento salariale al costo della vita e rafforzare il legame tra produttività e salario, gli incrementi retributivi corrisposti ai dipendenti del settore privato nell’anno 2026, in attuazione di rinnovi contrattuali sottoscritti negli anni 2025 e 2026, sono assoggettati a un’imposta sostitutiva, in deroga all’applicazione dei seguenti scaglioni IRPEF attualmente in vigore (articolo 11 del TUIR):

Scaglioni di reddito imponibile a livello fiscaleAliquota percentualeIRPEF progressiva
Fino a 28 mila euro23%23% sull’intero importo
Oltre 28 mila e fino a 50 mila euro35%6.440,00 euro (28.000 * 23%) + 35% sulla porzione di reddito eccedente i 28 mila euro
Oltre 50 mila euro43%6.440,00 + (50.000 – 28.000 * 35%) = 14.140,00 + 43% sulla porzione di reddito eccedente i 50 mila euro

Si precisa che la bozza del DDL Bilancio 2026 modifica le aliquote Irpef, con una riduzione del secondo scaglione IRPEF dal 35 al 33 per cento.

L’imposta sostitutiva

Il riconoscimento di un’imposta sostitutiva di IRPEF ed addizionali regionali e comunali si traduce in un vantaggio economico per il dipendente, il quale vede trattenersi una somma inferiore rispetto a quella risultante dagli scaglioni d’imposta al 23, 35 (33% se sarà approvata la misura prevista in Manovra 2026) o 43 per cento.

Alla minore trattenuta fiscale consegue pertanto un incremento del netto spettante al dipendente.
Stando alla bozza del DDL Bilancio 2026 l’imposta sostitutiva si attesta al 5 per cento del reddito imponibile ai fini fiscali, rappresentato dagli incrementi retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali.

Si precisa che l’imposta sostitutiva opera “salvo espressa rinuncia scritta del prestatore di lavoro” (bozza Manovra 2026).

Limiti di reddito

L’applicazione dell’imposta sostitutiva di IRPEF e addizionali non è assicurata a tutti i dipendenti del settore privato bensì a quanti sono titolari di reddito di lavoro dipendente di importo non eccedente i 28 mila euro.

Rinnovi contrattuali del biennio 2025-2026

L’imposta sostitutiva, oltre ad essere riservata ai dipendenti con reddito non superiore a 28 mila euro è limitata agli incrementi retributivi derivanti da accordi di rinnovo dei contratti collettivi, sottoscritti nel biennio 2025 – 2026.

Come opera l’imposta sostitutiva?

Consideriamo l’esempio del dipendente Mario, assunto a tempo indeterminato presso l’azienda Zeta, in possesso di un reddito di lavoro dipendente pari a 20 mila euro.

Grazie al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato al contratto di Mario, la sua retribuzione lorda mensile è aumentata di 150,00 euro.

La somma, anziché essere soggetta, al pari delle altre competenze, agli scaglioni IRPEF ordinari, è interessata dall’imposta sostitutiva del 5 per cento.

Qual è il vantaggio economico per il dipendente?

Riprendendo l’esempio di Mario, il vantaggio economico è rappresentato dall’applicazione di una trattenuta fiscale inferiore rispetto a quella che risulta dagli scaglioni al 23, 35/33 o 43 per cento.

Per meglio comprendere il beneficio per il lavoratore consideriamo la retribuzione mensile di Mario come formata da:

  • Retribuzione lorda mensile euro 1.250,00;
  • Incremento retributivo da rinnovo del CCNL euro 150,00.

Calcolo dei contributi previdenziali e assistenziali
Il primo passaggio comporta il calcolo dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del dipendente, pari in questo caso al 9,19 per cento.
La percentuale si applica alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali, pari a:

  • 1.250,00 * 9,19% = 114,88 euro;
  • 150,00 * 9,19% = 13,79 euro.

Calcolo dell’IRPEF ordinaria
Una volta calcolati i contributi a carico del dipendente si procede a determinare l’IRPEF ordinaria che, in virtù di quanto prevede il DDL Bilancio 2026, opera sulle competenze mensili, al netto degli aumenti retributivi da rinnovo contrattuale.

Dal momento che i contributi a carico del dipendente sono deducibili dal reddito, l’IRPEF ordinaria si calcola su 1.250,00 – 114,88 = 1.135,12 euro.
Dal momento che lo scaglione al 23 per cento opera sino alla porzione di reddito, parametrato a mese, corrispondente a 2.333,33 euro (28.000,00 / 12 mesi), l’IRPEF ordinaria ammonta a: 1.135,12 * 23% = 261,08 euro.

Calcolo dell’imposta sostitutiva
L’aliquota al 5 per cento si applica sui 150,00 euro di incremento retributivo, al netto dei contributi a carico del dipendente, corrispondenti ad euro 13,79: (150,00 – 13,79) * 5% = 6,81 euro.

Calcolo del netto
Per brevità consideriamo assenti le detrazioni d’imposta (che hanno l’obiettivo di ridurre l’IRPEF lorda a carico del contribuente) e le addizionali regionali e comunali.

A queste condizioni il netto spettante al dipendente si attesta a: 1.250,00 + 150,00 – 114,88 – 13,79 – 261,08 – 6,81 = 1.003,44 euro.

Cosa accade senza imposta sostitutiva?
In mancanza di imposta sostitutiva, i 150,00 euro di incremento retributivo sono assoggettati ad IRPEF ordinaria.

Pertanto, la ritenuta fiscale è di:
(1.135,12 + 136,21) * 23% = 292,41 euro.

Il netto diminuisce di conseguenza a:
1.250,00 + 150,00 – 114,88 – 13,79 – 292,41 = 978,92 euro.

In definitiva, senza l’imposta sostitutiva al 5%, Mario ha un netto inferiore per mensili euro 24,52 (1.003,44 – 978,92).

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Foto copertina: istock/Alihan Usullu

Paolo Ballanti

Dopo la laurea in Consulente del Lavoro, conseguita all’Università di Bologna nel 2012, dal 2014 si occupa di consulenza giuslavoristica ed elaborazione buste paga presso un’associazione di categoria in Ravenna. Negli anni successivi alla laurea ha frequentato tre master: El…Continua a leggere

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