Sentenza illeggibile, processo da rifare

La Corte d’Appello di Bologna nei giorni scorsi ha deciso di non pronunciarsi sulla responsabilità penale di un imputato, accusato di reati in materia di sostanze stupefacenti, in quanto la sentenza di condanna impugnata, emessa in primo grado dieci anni fa, è illeggibile. Si trattava infatti un provvedimento giudiziario scritto a mano caratterizzato da una calligrafia indecifrabile che ha comportato l’azzeramento del processo e il ritorno della questione al tribunale penale, ergo tutto da rifare.

Sulla questione ci sono stati nel corso del tempo vari orientamenti giurisprudenziali con i quali si è negata la sussistenza di nullità della sentenza, mentre in altre pronunce si è stabilito che “la sentenza scritta con grafia illeggibile, o leggibile con grande difficoltà, è da ritenersi nulla per sostanziale mancanza di motivazione ex art. 125 c. 3 c.p.p. e per violazione del diritto di difesa” (Cassazione Sezioni Unite 28 dicembre 2006, n. 42363).

Varie interpretazioni dunque,  ma è fuor di dubbio la compromissione dei valori giuridici della certezza e autorevolezza del diritto posta in essere da vicende del genere, senza dimenticare la credibilità delle Istituzioni che viene minata (specie in questo periodo di insofferenza generale verso il potere costituito), il dispendio di tempo, di risorse economiche e umane(come se la crisi non esistesse).

L’episodio quindi ci riporta a guardare allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione che hanno fortemente contribuito a costruire la società in cui viviamo oggi: la società dell’informazione. Tecnologie che hanno inciso con decisione sull’ambito sociale, politico, economico ma anche giuridico; dall’unione di diritto e informatica è stato possibile dar vita a strumenti e sistemi destinati a migliorare settori fondamentali per uno Stato, basti pensare al processo civile telematico, un sistema informativo disciplinato dal d.p.r. 123/2001 che consente lo scambio di documenti elettronici (ordinanze, notifiche, memorie) tra gli operatori del processo per far fronte alla lentezza della macchina giustizia. Tant’è che al tribunale di Milano la durata media per il deposito di un decreto ingiuntivo telematico è di 12 gg. contro i 94 gg. di un decreto cartaceo. Altro importante strumento normativo è il CAD che riguarda l’uso dell’informatica come strumento da privilegiare nei rapporti tra P.A. e cittadini, anche qui con l’obiettivo e velocizzare e risparmiare.

Nuovi mezzi che naturalmente non sono immuni da rischi(come ad esempio la necessità di tutelare la privacy per le informazioni che circolano in rete) ma aprono anche a delle grosse opportunità che il mondo giuridico,politico deve cogliere per rispondere ad una realtà sempre più dinamica,competitiva che penalizza Stati bloccati da procedure troppo farraginose e lente che vanno a discapito dei valori fondamentali.

Alessandro Santaguida

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