Sanatoria 2013, cambiano le regole: come accedere ai ripescaggi

Redazione 28/08/13
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Torna a un anno di distanza la sanatoria per i lavoratori extracomunitari. Ministero dell’interno e del Lavoro hanno raggiunto un accordo per il reintegro delle domande escluse dalla finestra 2012, che non hanno trovato spazio nelle liste di regolarizzazione aperte dal governo Monti.

Lo scorso anno, infatti, la sanatoria extracomunitari raccolse circa 134mila adesioni, un risultato molto positivo, che contraddisse le attese più modeste.  A chiedere il beneficio di messa in regola, in gran parte, erano stati i datori di lavoro delle collaboratrici domestiche, le famose colf, che potevano uscire dalla clandestinità e vedersi riconosciuta la permanenza legale nel nostro Paese.

In realtà, dunque, quella a cui si sta pensando, più che una nuova sanatoria, riguarda i tempi supplementari di quella svoltasi lo scorso anno, che concedeva la possibilità ai datori di lavoro di stranieri illegalmente presenti sul territorio italiano di mettere a norma la loro residenza e il loro impiego, senza imporre ai datori il pagamento di penali o di trovarsi imputati sullo sfruttamento di manodopera. L’unico adempimento richiesto era quello di pagare mille euro per l’accesso del lavoratore alle misure descritte dal governo e regolarizzare i contributi non versati.

Requisito fondamentale, l’impiego dell’interessato al 9 agosto 2012, con almeno sei mesi di attività presso l’azienda che ne chiedeva l’emersione dallo stato di illegalità.

La finestra governativa per l’inoltro delle domande fu aperta dal 15 settembre al 15 ottobre, 30 giorni nei quali pervennero agli archivi dei Ministero oltre centomila domande, come detto per la maggior parte relative alla situazione delle colf  – o delle badanti – impegnate da nord a sud.

Al momento non si conoscono i dati definitivi sulle istanze rigettate, ma è certo che, allo scorso mese di aprile, una su tre di quelle esaminate fosse stata respinta. Forse, anche dalle parti del governo si sono accorti di questa onda montante di domande incomplete  o compilate in modo scorretto, al punto da varare una sanatoria bis anche per l’anno in corso.

Così, invece che la scomparsa del diritto all’emersione, con la domanda respinta si apre un’altra possibilità per datore di lavoro e subordinato clandestino, fino alla possibilità di rilascio di un permesso di soggiorno per attesa occupazione.

A seconda che le mancanze nella domanda inserita nel database dipendano dal datore di lavoro o dal lavoratore interessato, il Ministero dell’Interno individua specifiche procedure di rientro nei binari della regolarizzazione, o tramite la convocazione allo Sportello unico per l’immigrazione, o , in alternativa, a un’attenta valutazione di ogni singolo caso per considerare il possibile ripescaggio.

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