Salva Banche: un decreto che uccide?

Redazione 10/12/15
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Non si placano le proteste di risparmiatori ed opposizioni al cosiddetto decreto salva-banche, promosso dal Governo per salvare quattro istituti bancari in crisi: Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti.

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La polemica si infiamma alla luce della notizia trapelata oggi, ma accaduta lo scorso 28 Novembre, del suicidio di un uomo di 70 anni, ex dipendente dell’Enel, originario di Civitavecchia, uccisosi a seguito della perdita dei risparmi di una vita affidati proprio ad una delle banche coinvolte dal salvataggio operato con il decreto, l’Etruria.

Soltanto oggi è stata ritrovata dai familiari della vittima la lettera, salvata al computer, in cui il pensionato motivava il gesto estremo, accusando, pare, proprio la Banca Etruria per aver azzerato i risparmi messi da parte nel corso di un’intera vita. Si sarebbe trattato di 110 mila euro, suddivisi tra obbligazioni, un lingotto d’oro e contanti, completamente andati in fumo.

Secondo quando riferito da Etruria News, che ne ha dato notizia, la lettera, trovata dagli inquirenti nel pc dell’anziano, riportava la trafila fatta dall’uomo per riuscire a rientrare in possesso dei propri risparmi. La lettera appare quindi come un vero e proprio testamento d’accusa nei confronti dell’istituto bancario, essendo il pensionato un correntista da oltre 50 anni ed avendo, da mesi, cercato invano di riottenere il proprio denaro, avendo comunicato alla stessa banca che si sarebbe anche accontentato di una somma più bassa rispetto a quella persa.

Nella lettera ritrovata oggi, inoltre, pare che l’anziano accusi l’istituto di credito di avergli cambiato il profilo da basso ad alto rischio e di avergli addirittura inviato un funzionario da Arezzo per far sì che potesse stare tranquillo rispetto alla sorte dei rispettivi risparmi.

Le associazioni di consumatori Adusbef e Federconsumatori ora “chiedono al procuratore di Civitavecchia di aprire un’indagine per istigazione al suicidio. E per verificare se il decreto di Bankitalia adottato dal Governo sulla risoluzione delle quattro banche sia compatibile con le norme penali e con la Costituzione che all’articolo 47 tutela il risparmio”. Anche l’associazione “Vittime del Salva-Banche”  è tornata sulla tragedia: “Una lettera lasciata alla famiglia – si legge in un comunicato – ha confermato che D. L. si è tolto la vita straziato dalle conseguenze del decreto salva-banche’”.

Rimane della linea difensiva il Capo del Dipartimento della Vigilanza bancaria e finanziaria di Palazzo Koch, Carmelo Barbagallo, che parla di vigilanza “continua, di intensità crescente al peggioramento della situazione aziendale, che ha utilizzato l’intero spettro degli strumenti disponibili”. Una posizione che risponde alle critiche che continuano a piovere sull’Esecutivo da parte dei 130mila risparmiatori che si sono visti azzerare i risparmi, investiti in azioni e obbligazioni subordinate, e che imputano alla Vigilanza un intervento tardivo rispetto all’aggravarsi delle rispettive condizioni.

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Barbagallo poi, durante un’audizione davanti alla commissione Finanze alla Camera, ha accusato la Ue di aver imposto il coinvolgimento dei risparmiatori, ricordando come, per salvare gli istituti, l’intenzione iniziale dell’Autorità fosse quella di coinvolgere il Fondo di tutela dei depositi (ossia quello che garanstice i c/c sotto 100mila euro), congiuntamente  ad altre banche. E’ stato poi l’intervento della Commissione europea ad aver bloccato l’azione del Fondo, imponendo una posizione non condivisa dalla stessa via Nazionale. Si è aperta così la necessità di un provvedimento di risoluzione, non essendo più percorribile l’opzione scelta per tutelare gli investitori.

Una risposta che tuttavia ha suscitato la replica di Bruxelles, secondo cui invece “la decisione di far scattare la risoluzione delle quattro banche usando il Fondo nazionale di risoluzione è stata presa dalle autorità italiane. Se vengono usati fondi di Stato per sostenere le banche, indipendentemente da dove essi provengano, si applicano le norme Ue compresa la condivisione degli oneri”, appunto la partecipazione di azionisti e obbligazionisti alle perdite.

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