Salario minimo, raggiunto l’accordo in Europa: cosa succede adesso

Nelle prime ore del 7 giugno è stato raggiunto l’accordo sulla Direttiva UE per il salario minimo. A darne notizia la Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl), che ha poi convocato una conferenza stampa sempre per la mattina del 7 giugno, nella quale sono stati illustrati i dettagli dell’accordo.

Sono sei i paesi europei che non hanno ancora legiferato in materia di salario minimo, tra cui l’Italia, ma la direttiva in arrivo non imporrà nessun obbligo, così come chiarito dal commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, in conferenza stampa.

L’accordo raggiunto, infatti, prevede la creazione di un quadro di procedure che permetterà di arrivare a salari minimi “adeguati ed equi”, promuovendo la contrattazione collettiva, nel pieno rispetto delle diversità nazionali.

La direttiva dovrà comunque essere approvata dal Parlamento Europeo e poi ratificata dal Consiglio UE. Gli stati europei avranno poi due anni di tempo per recepirla, con il vincolo di raggiungere l’obiettivo di un salario dignitoso.

In Italia non tutti i partiti sono d’accordo nell’adozione del salario minimo, la maggioranza è spaccata e nuovi scontri politici sul tema potrebbero arrivare presto. In attesa dell’approvazione definitiva della direttiva vediamo cosa prevede e come si divide il dibattito in Italia.

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Salario minimo: cosa prevede la nuova direttiva

Come anticipato, la nuova direttiva UE in arrivo non obbliga i Paesi membri dell’UE a introdurre un massimo e un minimo salariale, ma mira a “garantire una vita dignitosa ai lavoratori e ridurre la povertà lavorativa”.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha cos’ commentato l’accordo raggiunto:

Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi“.

Uno dei primi punti della direttiva riguarda la contrattazione collettiva: i Paesi dell’Unione Europea con un tasso di copertura della contrattazione collettiva inferiore all’80% dovranno promuoverla, adottando misure che agevolino la partecipazione delle parti sociali.

Altro punto riguarda i salari: dovranno essere fissati dei criteri che serviranno a definire l’adeguatezza del salario, con un aggiornamento periodico dell’importo e con delle relazioni periodiche da parte degli stati membri, per “garantire una vita dignitosa ai lavoratori e ridurre la povertà lavorativa“.

Salario minimo: le reazioni della politica in Italia

Le reazioni della politica, anche all’interno della variegata maggioranza di governo, sono diverse e opposte.

Il Movimento 5 Stelle plaude alla notizia dell’accordo, con il ministro Patuanelli che su Facebook afferma:

La direttiva europea sul salario minimo rappresenta una rivoluzione per tutti quei Paesi che ancora oggi, assurdamente, non lo hanno ancora introdotto nei loro ordinamenti.
Tra questi Paesi c’è purtroppo anche l’Italia; il MoVimento 5 Stelle lo chiede ormai da 9 anni, un appello che è rimasto inascoltato da quasi tutte le altre forze politiche, che nel corso di questi anni hanno ostacolato questa fondamentale riforma di civiltà.”

Dello stesso avviso il ministro Orlando per il Partito Democratico, che sempre su Facebook appoggia l’iniziativa:

L’ok alla direttiva sul salario minimo apre una prospettiva per contrastare il lavoro povero e per dare a tutti i lavoratori un salario dignitoso. L’Italia si è battuta per questo importante risultato che estende tutele e diritti ai lavoratori europei.

Apre alla misura anche il ministro Giorgetti della Lega, sottolineando che “la decisione dell’Unione Europea lascia grandi margini ai Paesi membri per declinare questo principio in base alla realtà e alle caratteristiche di ogni Paese“, e che per questo motivo il salario minimo non deve ostacolare la realtà della contrattazione collettiva in Italia.

Contrario invece il ministro Brunetta:

Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali. Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca e valorizziamo le nostre relazioni industriali. Il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività“.

Il Commissario UE Schmit lascia campo libero all’Italia:

Sono molto fiducioso che alla fine il governo italiano e le parti sociali raggiungeranno un buon accordo per rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto per coloro che non sono ben tutelati, e alla fine arriveranno alla conclusione che potrebbe essere importante introdurre il sistema salariale minimo in Italia. Ma spetta al governo italiano e alle parti sociali farlo“.

Alla fine dell’iter di approvazione della direttiva, questa dovrà essere recepita dal nostro Paese. Sarà allora che gli scontri politici si faranno più forti, e le dichiarazioni odierne fanno presagire un duro confronto nelle aule del Parlamento.

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Alessandro Sodano

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