Riforma pensioni, tempi lunghi per le coperture. Grillo: “Tetto a 6mila euro”

Redazione 03/06/13
C’è incertezza sui tempi sulla riforma delle pensioni annunciata dal governo all’indomani del primo Consiglio dei ministri che aveva sbloccato le coperture della Cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali in deroga. Subito dopo aver approvato il plafond urgentissimo per garantire l’accesso al welfare per migliaia di lavoratori colpiti dalla crisi, il ministro Giovannini e il premier in persona avevano confermato di voler accelerare anche sulla rifondazione del sistema previdenziale, colpito duramente dalla cura Fornero. In particolare, a premere è soprattutto la questione esodati, che riveste fin dagli albori dell’esecutivo un’importanza capitale. Ma ora, come si diceva, emergono dubbi sulla road map: possibile, infatti, che si decida di mettere in campo interventi graduali per non spolpare le poche finanze in cassa.

Nello specifico, come noto, restano, innanzitutto, da erogare oltre 120mila pensioni ai non salvaguardati già compresi nei decreti del governo Monti – dl esodati, spending review e legge di stabilità – dove, a fronte dei 130.130 presi in carico dallo Stato, soltanto poco più di 7mila pensioni erano state erogate fino a poche settimane fa.

Dunque, assoluta priorità viene data dal governo al rispetto degli impegni già presi dai predecessori guidati da Mario Monti, tanto è vero che lo stesso Enrico Letta si è premurato di assicurare a tutti gli esodati già in via di tutela la pensione “entro il 2013”. Eppure, dal computo restano ancora fuori oltre 200mila esodati secondo i conti dell’Inps e confermati dai ragionieri dello Stato, una bolla sociale che non accenna a diminuire e che il governo potrà parzialmente accontentare al massimo per un decimo nei prossimi mesi.

Tutto ciò, beninteso, senza che si debba provvedere a investire ulteriori risorse nel comparto welfare. A questo proposito, il successore di Elsa Fornero è stato molto esplicito: “Sì a intervento nel welfare, ma no a nuovi investimenti oltre a quelli già previsti”. Tradotto, le risorse dovranno rimanere in circolo e di nuove non ne arriveranno, malgrado la chiusura della procedura di infrazione sul deficit decretata dalla Commissione europea la scorsa settimana.

Così, resta in piedi l’ipotesi che a finanziare almeno parte della copertura esodati sia soprattutto il ritorno della flessibilità in uscita dal lavoro, con penalizzazioni riservate a chi scelga di andare in pensione tra i 62 e i 65 anni con 35 di contributi, e bonus equivalenti per chi percorrerà la strada opposta, quella del ritiro posticipato.

Tra i nodi, poi, resta da capire il valore di queste ulteriori trattenute o aggiunte nell’assegno di pensione, che la Cgil ha calcolato nella quota ritenuta più verosimile, quella del 2% per ogni anno lavorato in più o in meno. Ebbene, secondo i conteggi della sigla sindacale, le trattenute potrebbero ammontare fino a 209 euro per chi decida di andare in pensione con i requisiti minimi (cioè 62 anni e 35 di contributi).

Intanto, anche le forze politiche si interrogano su questo capitolo fondamentale per la tenuta del sistema Italia. Anche Beppe Grillo, dopo che i suoi parlamentari hanno proposto l’abolizione della riforma Fornero, ha lanciato la sua cura per il welfare: tetto di 6mila euro alle pensioni d’oro e il resto destinato agli 8 milioni di pensionati che vivono con la minima di 500 euro“Vi sembra una proposta populista –  ha dichiarato il comico-blogger – allora sono fiero di esserlo”.

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