Secondo quanto annunciato ieri da una fonte che più autorevole non si potrebbe, il presidente dell’Inps Tito Boeri, nel mese di maggio sarebbe in partenza nientemeno che la celeberrima “busta arancione”, promessa addirittura per la prima volta negli anni ’90 con la riforma Dini e mai compiutamente realizzata dalle istituzioni previdenziali di questo Paese.
Ma di cosa si tratta, nello specifico?
Molto semplicemente, la busta arancione non è altro che il resoconto contributivo del lavoratore, che attesta una simulazione della futura pensione per il cittadino, a fronte di quanto effettivamente versato fino al momento dell’emissione.
Insomma, siamo di fronte alla pensione “in progress”, la presa di coscienza da parte del lavoratore della situazione personale e dell’ammontare di un ipotetico assegno, che l’Inps promette di riconoscere con cadenza regolare all’iscritto.
Un’operazione – ha ammesso Boeri – finalizzata anche alla percezione dei contributi versati non già come mera rendicontazione a sé stante, ma per diffondere la percezione di un versamento come “forma di risparmio forzosa” e non più come tassa per i lavoratori italiani.
Come mai l’istituto di previdenza si è ridotto proprio adesso?
Il momento sembra finalmente propizio, poiché l’Inps può contare sui risultati della sperimentazione realizzata nei mesi scorsi su un campione di 10mila persone, che a quanto apre avrebbe dato risultati incoraggianti.
A differenza della riforma Dini, quando la busta arancione venne inizialmente annunciata, ora infatti gli strumenti a disposizione consentono di raggiungere in maniera molto più spedita i diretti interessati, ovviamente ricorrendo alla facilitazione del download via internet.
Un po’ come sta per avvenire con il 730 precompilato, dunque, l‘Inps cerca di uniformarsi all’Agenzia delle Entrate, fornendo ai contribuenti il proprio status contributivo in corso d’opera, tramite una banca dati informatica che sarà messa a punto a partire dal mese di maggio.
Il nome del servizio è già deciso: “La tua pensione” e sarà forse il primo atto concreto di un piano di riforme e ammodernamento del settore previdenziale che, come anticipato qualche tempo fa dal ministro Poletti, dovrebbe essere il vero argomento del 2015. Naturalmente, l’auspicio dei lavoratori e pensionati è quello di rivedere i requisiti imposti dalla legge Fornero, che penalizza soprattutto i giovani, i quali si sono rassegnati a dover rinunciare comunque alla pensione statale. Sicuramente, la decisione Inps va nell’ottica di rendere la pensione più vicina ai lavoratori, non già come un miraggio, ma come una progressione regolare.
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